L’Aquila: storia d’amore con un prete, risarcito il marito

L’Aquila: storia d’amore con un prete, risarcito il marito con 15 mila euro. I legali dell’uomo chiedono l’intervento della Chiesa.  Per la love story tra un sacerdote e sua moglie un marito ha ottenuto dal tribunale di Roma un risarcimento di 15.000 euro per la depressione in cui era piombato dopo la scoperta del tradimento: i giudici al termine di un processo durato cinque anni però hanno condannato solo la donna e non il prelato.

Ma c’è di più: il tribunale, nella sentenza di un anno fa passata in giudicato da sei mesi, ha respinto l’istanza risarcitoria contro il bergamasco Don Vito Isacchi, che da anni si è trasferito da Roma all’Aquila, condannando il marito tradito a corrispondere all’adultero in paramenti sacri la somma di 3 mila e 200 euro. Ora i legali dell’uomo chiedono alla Chiesa di adottare provvedimenti contro il prete che ha violato il diritto canonico, considerando che nella sentenza viene certificata, con tanto di prove fornite da un investigatore privato, la relazione extraconiugale. La storia che fa tornare d’attualità il dibattito sul celibato dei preti, risale al 2008 e il contesto è quello della parrocchia della chiesa di San Giustino, nel quartiere di Roma dove viveva la coppia che ha due figli. Lo scandalo è scoppiato nei giorni scorsi nella curia dell’Aquila dove il sacerdote si è trasferito e dove è molto conosciuto essendo stato segretario dell’ex ausiliare Giovanni D’Ercole, ora vescovo di Ascoli Piceno, che lo ha voluto con sé, e confermato dall’attuale arcivescovo Giuseppe Petrocchi. Oltre ad avere altri importanti incarichi come quello di rettore del santuario Giovanni Paolo II alla Ienca, eretto alle pendici del Gran Sasso in onore di papa San giovanni Paolo II e di parroco di Assergi. L’episodio, reso pubblico dal quotidiano d’Abruzzo ‘il Centro’, ha creato imbarazzo tra i fedeli e in seno al clero. L’arcivescovo dell’Aquila ha fatto sapere attraverso il suo portavoce, Don Claudio Tracanna, di “valutare la situazione con attenzione prima di prendere una decisione”. Sulla carta Don Vito rischia la sospensione o il trasferimento. La pressione comunque è destinata a rimanere sulla curia dell’Aquila visto che i difensori dell’uomo tradito, gli avvocati del foro di Roma Daniele Di Nunzio e Giuseppe Di Nardo, hanno intenzione di chiedere ancora i motivi per i quali non è stato adottato alcun provvedimento di censura a carico di un sacerdote che ha avuto una relazione con una donna sposata. Le istanze erano state avanzate in passato anche alla Diocesi della Capitale e alla Cei, ma sono rimaste senza risposta. I legali di Don Vito hanno inoltrato richiesta di pagamento delle spese legali nei confronti del coniuge tradito cui potrebbe seguire, addirittura, un pignoramento. Atto, secondo quanto si è appreso, che ha fatto infuriare i legali e lo stesso ex marito tradito dal momento che un uomo di chiesa che fa saltare un matrimonio violando le norme ecclesiastiche, non può chiedere anche il risarcimento.

Di seguito riportiamo integralmente la nota diffusa dall’ Ufficio per le Comunicazioni sociali – Arcidiocesi di L’Aquila

Sulla vicenda di don Vito Isacchi, comparsa da alcuni giorni sulla stampa, è importante fare alcune precisazioni:

–       Don Vito Isacchi è un sacerdote incardinato nella Diocesi di Bergamo e dipende a tutti gli effetti dal Vescovo di quella Chiesa.

La vicenda, a cui si fa riferimento, è accaduta circa dieci anni fa. Dalle informazioni raccolte, risulta che a suo tempo la questione fu esaminata attentamente dall’Ordinario della Diocesi di Bergamo che, insieme ai Suoi Collaboratori, prese decisioni ritenute utili al superamento del problema che era emerso.

Fu richiesto a don Vito di impegnarsi in un itinerario ascetico e spirituale, da compiersi in un specifico contesto di accompagnamento personale e comunitario. Tale percorso è stato regolarmente concluso, secondo i tempi previsti e le forme stabilite.

–       Nel 2010 don Vito giunse a L’Aquila, come membro di una Delegazione-Caritas, inviata dalla Diocesi di Bergamo, per portare conforto fraterno e aiuti materiali alla popolazione terremotata. Nel quadro di questa missione, incontrò mons. D’Ercole, che poi lo affiancò nel cammino spirituale e lo scelse come suo collaboratore. Gradualmente si inserì nella vita della Chiesa aquilana, impegnata a testimoniare la luce e la forza del Vangelo nella drammatica situazione provocata dal sisma.

–       Nel gennaio 2015 è stata sottoscritta una convenzione tra mons. Beschi, Vescovo di Bergamo, e mons. Petrocchi, Arcivescovo di L’Aquila, in forza della quale, per un triennio, è stato concesso a don Vito Isacchi di esercitare il ministero pastorale a servizio della Comunità ecclesiale aquilana.

–       Negli anni trascorsi a L’Aquila, don Vito ha dato prova di fattiva dedizione nel suo ministero e di efficace competenza nello svolgimento dei compiti che gli sono stati assegnati. Nelle parrocchie dove ha operato, si è guadagnata la stima e l’affetto della gente che ha incontrato. Mai si sono registrati problemi di ordine morale.

–       In data 01/08/17, a seguito dell’articolo comparso su un quotidiano, don Vito ha scritto una lettera all’Arcivescovo, mons. Petrocchi, nella quale, per evitare disagi alla Diocesi, si e dimesso da tutti gli incarichi che gli sono stati affidati.

In questa lettera, don Vito riconosce la sua responsabilità morale e chiede scusa per il turbamento e le sofferenze provocate alla Comunità ecclesiale e sociale. In particolare, precisa che intende rinunciare al risarcimento, previsto dal dettato della sentenza.

–        L’Arcivescovo, per ragioni di opportunità pastorale, ha deciso di sostituire don Vito Isacchi negli incarichi che rivestiva a livello diocesano; mentre lo invita a mantenere, per il momento, le attività nelle Comunità parrocchiali, al fine di assicurare continuità ministeriale.

 

L’Arcivescovo esprime profondo rammarico per l’accaduto e ricorda che la Chiesa esorta alla fedeltà, ma anche proclama la misericordia; conosce la fragilità umana, ma anche punta alla conversione suscitata dalla grazia; soffre per le ferite provocate dal male, ma anche gioisce per la “novità evangelica” che lo Spirito del Risorto può accendere nel cuore dei credenti.