Cisl Abruzzo, Centri per l’Impiego quale prospettiva? La CISL Funzione Pubblica chiede alla Regione Abruzzo e alle Province di affrontare con rapidità le problematiche dei Centri per l’impiego.
“I lavoratori dei Cpi che, attualmente pure essendo strutturalmente dipendenti dalla Province abruzzesi, sono collocati in un “limbo” e lasciati allo sbando senza punti di riferimento stabili sia sotto l’aspetto organizzativo che strumentale”, – denuncia Vincenzo Traniello Segretario CISL FP. I Centri per l’impiego sono strutture pubbliche strategiche per un rilancio autorevole delle politiche attive del lavoro che non si traducano solo in un assistenzialismo fine a se stesso, in una Regione come l’Abruzzo con un tasso di disoccupazione che si attesta intorno all’11%” .
“La legge di stabilità 2018 prevede il passaggio di queste funzioni dalla province alle regioni, ma ad oggi, i 169 dipendenti a tempo indeterminato e alcune decine di precari dei Centri per l’Impiego delle province abruzzesi sembrano essere figli di un dio minore, – continua la Federazione del pubblico impiego della CISL.
Le Province, per scarsità di risorse, voglio disfarsi di queste funzioni. La Regione, invece, ancora non si attrezza adeguatamente per creare le condizioni minime di una struttura coordinata a livello regionale presente capillarmente sul territorio per dare risposte qualificate e competenti nell’incrocio tra la domanda e l’offerta di lavoro.
“È necessario istituire un tavolo istituzionale tra la Regione le 4 Province, le Organizzazioni sindacali dei lavoratori e delle imprese, – suggerisce il Segretario della Cisl Funzione Pubblica -, per evitare di rincorrere le problematiche che scaturiranno in futuro dopo l’approvazione della Legge di stabilità.
“Esiste una forte disomogeneità tra i Centri per l’impiego delle 4 Province, – denuncia Vincenzo Traniello -, che deve essere affrontata in maniera strutturale potenziando gli organici dei CPI di Chieti, Pescara e Teramo, che negli ultimi anni hanno visto assottigliarsi, per effetti del mancato turnover, il numero del personale impiegato compromettendo così l’erogazione dei livelli essenziali delle prestazioni.
È strategico, per un rilancio delle politiche attive del lavoro, un approccio che prevede un più ampio ricorso a misure quali l’apprendistato e formazione per l’inserimento lavorativo, che necessitano un rinnovamento dei modelli di regolamentazione ed erogazione, determinando un impatto sull’impianto di organizzazione di servizi per il lavoro.
“Un più ampio ricorso a tale misure potrebbe contribuire a contrastare più efficacemente una delle maggiori problematiche che caratterizzano il mercato del lavoro: il divario tra competenze reali dei lavoratori e competenze richieste dalla domanda di lavoro. Un rilancio delle Politiche attive del lavoro non può prescindere da investimenti corposi sulle risorse umane e strutturali dei Centri per l’Impiego”, – ha concluso Traniello della CISL FP.
Il cpi di pescara non funziona da anni e lo sanno chi come me deve andare a rifare le iscrizioni,il problema e che chi lavora li non si cura dell’ utenza normale ma pensano a chi vogliono loro