L’On. Melilla in visita nel Supercarcere di Sulmona. “Accompagnato dal direttore Sergio Romice e dalla comandante degli agenti penitenziari Sarah Brunetta, ho visitato il Carcere di Sulmona, nell’ambito delle mie funzioni ispettive e istituzionali di deputato della Repubblica italiana”.
E’ quanto afferma in una nota il Deputato abruzzese di MDP Articolo Uno, Gianni Melilla. Il Carcere di Sulmona è uno dei più importanti istituti di pena di alta sicurezza del nostro Paese. La sua costruzione risale al 1992, ma a distanza di 25 anni ha bisogno di un investimento urgente sulla video sorveglianza, sulla elettrificazione delle porte, e sulla sicurezza antisismica.
I posti regolamentari del carcere sono 304, detenuti presenti sono 422 e dunque vi è già un sovraffollamento che diventa molto più serio se si considera che i 165 ergastolani non hanno una stanza singola , ma sono detenuti 2 in ogni stanza.
Vi sono reclusi, detenuti che hanno fatto parte di grandi organizzazioni criminali e per questo si sono macchiati di gravi delitti di mafia.
Su 420 detenuti ben 165 hanno la condanna all’ergastolo ostativo, cioè non potranno mai uscire dal carcere. Per loro vale il “fine pena mai!”.
A differenza dell’ergastolo semplice che consente ai detenuti l’accesso ai benefici di legge ( ad esempio permessi premio, lavoro esterno, misure alternative di pena, detenzione domiciliare) quello ostativo è un regime eccezionale che non prevede nessun beneficio: carcere a vita, per tutta la vita, fine pena mai.
Vi è un detenuto che ha già fatto 42 anni consecutivi di carcere ( un record nazionale), molti hanno superato i 30 anni. Per loro non c’è alcuna speranza di uscire dal carcere.
È evidente come questa condizione disperata segni la vita del Carcere di Sulmona e complichi enormemente anche il lavoro dei 320 dipendenti statali che vi operano di cui 254 agenti di polizia penitenziaria. Non a caso negli anni passati in questo Carcere erano frequenti i casi di suicidi e di autolesionismo grave dei detenuti. Fortunatamente quei tempi sono passati e oggi non si registrano più quei tristi fenomeni. Vi è anche una sezione speciale per 22 collaboratori di giustizia sempre relativi a delitti di mafia, camorra, ndrangheta, sacra corona riunita.
Gli agenti svolgono turni di 8 ore al giorno, dovrebbero fare turni di 6 ore al giorno ma manca il personale e per questo il ricorso agli straordinari è inevitabile se si vuole garantire la piena sicurezza del Carcere. È questo indubbiamente un problema molto serio che il Ministero della Giustizia deve affrontare aumentando gli organici di almeno 21 unità e procedendo ad una riclassificazione del carcere dal secondo al primo livello che potrebbe determinare un aumento degli organici. Il personale penitenziario non può essere sottoposto in modo ordinario a turni di lavoro stressanti e a carichi di lavoro insopportabili, di giorno e di notte.
Ai detenuti sono garantiti una assistenza sanitaria H24, un servizio psichiatrico e per le tossicodipendenze. Vi è da rilevare negativamente come i medici siano ancora dei precari,anche da 20 anni, senza che la ASL abbia provveduto alla loro doverosa stabilizzazione.
Ma la scelta più importante fatta dalla Direzione del Carcere è stata quella di puntare sul lavoro con varie attività che quotidianamente e a rotazione impegnano quasi tutti i detenuti, a partire dagli ergastolani. Sono presenti varie attività lavorative che producono anche un reddito per i detenuti: una falegnameria, una calzoleria, una sartoria, i vari lavori domestici ( cucina, pulizie, lavanderia ), un orto e un centro sperimentale di agricoltura per la salvaguardia delle biodiversità agroalimentare in collaborazione con la Regione e la ex Arssa. All’ interno del carcere ci è anche un Istituto Agrario frequentato da 50 detenuti, oltre che corsi di scuola dell’obbligo.
Questa scelta della rieducazione attraverso il lavoro e la scuola è la scelta più importante fatta da una direzione che unisce alla grande professionalità la giusta umanità per trattare una condizione così delicata come quella di chi sa che non uscirà mai dal carcere, neanche per un permesso essendo questa la realtà dell’ergastolo ostativo.
Il Carcere di Sulmona in autunno vedrà l’avvio dei lavori del nuovo padiglione che aumenterà di 200 posti i detenuti portando la capienza del carcere peligna a quasi 700 posti, e così Sulmona sarà il terzo carcere italiano del centro sud dopo quelli di Roma e Napoli. Occorre che le istituzioni locali e regionali, conclude Melilla, collaborino a tutti i livelli per garantire la sicurezza, l’integrazione e la migliore qualità di questa importante realtà dell’Amministrazione Penitenziaria italiana e abruzzese.