Puzza nell’aria: Pescara Punto Zero e Forum H2O presentano un esposto alla Procura della Repubblica.
L’Associazione Pescara Punto Zero e il Forum H2O Abruzzo hanno presentato, stamattina, un esposto alla Procura della Repubblica presso il tribunale di Pescara, “per verificare la presenza di profili di rilevanza civile e penale relativi ad atti omissivi dell’amministrazione e o del sansificio” da cui proverrebbe il cattivo odore associato alle fasi di lavorazione della sansa.
“Il Sindaco, primo responsabile della salute pubblica, – affermano le associazioni in questione – non può e non deve più differire ad altri le azioni a tutela della salute dei cittadini. Non solo, quali prospettive turistiche ci possiamo aspettare vista la tolleranza mostrata verso questioni di degrado ambientale come il fiume e il mare inquinati e l’aria irrespirabile per smog e miasmi?”
Pescara Punto Zero e Forum H2O mettono in evidenza come “tutto il centro cittadino, la sponda sud e nord di Pescara, fino a salire per via del Circuito, Villa Raspa di Spoltore per arrivare a San Giovanni Teatino, a seconda dell’intensità e della direzione dei venti, in questi giorni sono stati interessati da un odore incredibile di feci, miasmi intensi e diffusi in tutte le ore della giornata. Come poi si è appreso dalle cronache cittadine, a causa dei fumi che fuoriescono dalla ciminiera di una ditta che si trova in strada Vicinale Torretta di Pescara (zona industriale est) che si occupa della produzione di sansa, nocciolino, legna da ardere e pallets.”
“Siamo ormai abituati alle rassicurazioni del Vice Sindaco Enzo Del Vecchio, anche assessore al Demanio, e dell’assessore all’Ambiente Paola Marchegiani i quali hanno rassicurato i cittadini, alla luce delle dichiarazioni del direttore dell’Agenzia a tutela del territorio sul fatto che tali emissioni non sono dannose o nocive alla salute, perché nei limiti consentiti. Quindi per l’amministrazione di Pescara son del tutto normali gli sversamenti di liquami fecali nel mare, come è normale dover sopportare il cattivo odore associato alle fasi di lavorazione della sansa, perché non esistono parametri limite per stabilire provvedimenti. A parere di chi scrive invece, è errato asserire che non vi siano strade per intervenire. Alla luce di una recente sentenza della Corte di Cassazione sez. III Penale, sentenza del 10 febbraio – 23 marzo 2015, n. 12019 che, al contrario, stabilisce proprio il criterio della “normale tollerabilità. Per stabilire l’entità delle emissioni il mezzo per decidere se queste sono tollerabili o meno è il “naso” del vicino di casa e, ovviamente, la testimonianza diretta delle persone a conoscenza dei fatti, che hanno constatato, con la propria esperienza olfattiva, l’insopportabilità degli olezzi. Non solo. La Suprema Corte, nel fornire una interpretazione abbastanza rigorosa della materia, ritiene ciò rilevante non solo ai fini civilistici per il risarcimento del danno e l’eventuale divieto di reiterazione delle condotte dannose, ma anche ai fini penali: infatti, scatta il reato anche se – e qui l’aspetto più importante – l’impianto è a norma di legge. Viene quindi ribaltata la tesi secondo cui, quando il proprietario dell’impianto rispetta le prescrizioni normative, non sarebbe configurabile alcun dolo da parte sua. Al contrario, per la condanna in sede penale, è sufficiente che l’asticella delle immissioni superi la ‘stretta tollerabilità’, senza che sia necessario l’intervento di un perito a verificare l’intollerabilità delle stesse. Bastano solo le dichiarazioni di quanti, abitanti nelle zone limitrofe, abbiano riferito di non poter più sopportare gli odori molesti.”