Quest’anno il ritardo dell’arrivo dell’estate ha ridotto il numero dei dispersi o degli incidenti nelle montagne abruzzesi, ma i rischi sono sempre in agguato, specie quando si decide di avventurasi da soli e senza il giusto equipaggiamento oppure, con una preparazione psicofisica non ottimale.
E non soltanto quando si affronta una salita impegnativa, o una parete rocciosa, ma anche e soprattutto durante escursioni apparentemente innocue sia in bassa che in alta montagna. Ultimo esempio in ordine di tempo è il cercatore di funghi di 64 anni disperso sui Monti della Laga quattro giorni fa e fortunatamente ritrovato illeso dai soccorritori. Ma come affrontare un’escursione in totale sicurezza? Lo abbiamo chiesto a un accompagnatore di media montagna e maestro di escursionismo, Ferdinando Lattanzi.
Da ricordare, nel caso in cui si perda l’orientamento in montagna o nel caso di incidenti, di chiamare sempre il 118 fornendo più informazioni possibili sul tragitto effettuato e sulle condizioni di salute di eventuali feriti.
I dati del Corpo nazionale di soccorso alpino sui soccorsi effettuati in montagna in Italia nel 2015, dimostrano come la maggior parte dei soccorsi, il 63%, vengano effettuati sugli escursionisti, cioè su quella che fra le attività di montagna è ritenuta, nell’immaginario collettivo, a minore rischio. In realtà spesso c’è una inadeguata percezione del rischio da parte dei frequentatori saltuari della montagna ai quali manca una visione complessiva delle difficoltà che un ambiente naturale può presentare che non sono assolutamente limitate al rischio di caduta, come si potrebbe pensare, ma che invece presentano una complessità della quale troppo spesso si ha la reale percezione soltanto nel momento in cui se ne resta coinvolti.
I protocolli di sicurezza che dovrebbe mettere in atto un escursionista non sono meno importanti di quelli che mette in atto l’alpinista nel salire una parete, dove il rischio è più evidente di quello che si corre su un sentiero ma molto meno probabile ( 2,8% contro 63%) come evidenziano i dati dei soccorsi effettuati nel 2015 dal Cnsas: escursionismo 2877 (63%), sci in pista 755 (16%), alpinismo 439 (9%), sci-alpinismo 169 (3,7%), ferrate 132 (2,9%), arrampicata 128 (2,8).
Oltre un quarto dei soccorsi (26,1%) avrebbero potuto essere evitati con un’attenta programmazione degli itinerari e la consapevolezza delle proprie capacità escursionistiche, alpinistiche o sportive. un’adeguata preparazione tesa ad evitare sia i pericoli soggettivi cioè legati all’inadeguatezza della persona rispetto all’impegno richiesto dal percorso (preparazione fisica, psicologica, presenza di vertigini, e così via), sia i pericoli oggettivi legati al territorio naturale che risponde a regole diverse dall’ambiente antropizzato in cui siamo abituati a vivere (condizioni meteorologiche anche negli effetti che hanno sul suolo, per es fango o nevischio possono rendere impraticabile anche il più banale dei percorsi, orientamento, possibilità di ritirata in sicurezza).