Le associazioni LGBT+ abruzzesi, incontrano le realtà politiche e tecniche della regione Abruzzo, nella sede di piazza Unione a Pescara, sulla legge contro l’omofobia e la violenza di genere.
Oggi, nella sede del Consiglio Regionale a Pescara, il primo incontro del tavolo tecnico tra le associazioni LGBT+ abruzzesi e le realtà politiche.
“L’obiettivo comune – spiegano i promotori della iniziativa – consiste nel proporre alla Giunta regionale un testo di legge unico nonché il più possibile condiviso, incentrato sul contrasto alle discriminazioni e alle violenze determinate dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere. Dopo la recente aggressione di stampo omofobico subita da un ragazzo a Pescara e dopo aver favorevolmente accolto la solidarietà delle istituzioni, chiediamo alla Regione Abruzzo un reale contrasto alla piaga culturale dell’omo-bi-transfobia attraverso leggi mirate”.
A tal proposito, durante l’incontro le associazioni promotrici (Arcigay Chieti, Arcigay Pescara e Arcigay L’Aquila, Jonathan, La Formica Viola, Diva Project, i rappresentanti dell’associazione “Famiglie Arcobaleno” e Sinistra Italiana) hanno riproposto il testo approvato pochi mesi fa in seno al Consiglio regionale dell’Umbria, già analizzato e discusso durante l’incontro iniziale tra le parti avvenuto il 27 maggio.
“La legge da estendere anche in Abruzzo – proseguono i rappresentanti delle associazioni interessate – non dovrebbe essere incentrata solo su dichiarazioni di principio, ancorché valide e necessarie, ma soprattutto su azioni concrete. Sono necessarie attività formative per il personale docente delle scuole di ogni ordine e grado, focalizzate sul delicato tema della prevenzione del bullismo omofobo e sul contrasto degli stereotipi e dei ruoli di genere. Formazione e sensibilizzazione dovrebbero riguardare anche aziende private e uffici pubblici operanti sul territorio regionale, affinché possano garantire a ciascuna persona protezione, accoglienza, sostegno psicologico, soccorso a chi ha subito discriminazioni (la Regione dovrebbe costituirsi parte civile nei casi più gravi) e accesso a servizi sia pubblici sia privati. Chiediamo, inoltre, specifiche tutele anche per le cosiddette ‘Famiglie Arcobaleno’ nonché un Osservatorio sulle discriminazioni e le violenze determinate dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere”.