Una conferenza stampa convocata dopo le accuse sollevate ieri dal Movimento per per l’acqua del Gran Sasso, che con carte alla mano ha denunciato la persistente violazione della direttiva Seveso sulla sicurezza, evidenziando che il rapporto Sicurezza, il Piano di Emergenza Interno e il Piano di Emergenza Esterno sarebbero scaduti da anni o addirittura mai approvati.
Il vicepresidente della Regione Giovanni Lolli non ci sta a far passare la linea dell’illegittimità del sistema di captazione del Gran Sasso sancita eri dagli ambientalisti, e pur sostenendo che no, la sua conferenza stampa non è una risposta ai comitati e agli ambientalisti preoccupati per la qualità dell’acqua che bevono, ci tiene a mostrare tutto quanto la Regione di concerto con gli altri enti – Prefetture, Province, Ersi, Società autostrade, Comuni, Laboratori, Arta e Asl – sta portando avanti insiema al ministero dell’Ambiente per una definitiva messa in sicurezza del bacino idrico. Un sistema che – per come è stato costruito e gestito e sottoposto a diversi terrmeoti – è a rischio di possibili interferenze. Per anni, dice Lolli, si è nascosta la polvere sotto al tappeto. Si sta lavorando di concerto con il ministero dell’Ambiente per mettere a punto un progetto di definitiva messa in sicurezza del bacino idrico. C’è uno studio che la Regione ha incaricato al gestore dell’autostrada e ai Laboratori di Fisica che arriverà nelle mani della Regione la prossima settimana. Ci vorranno interventi impegnativi, e la Regione chiede allo Stato di farsi carico dei costi per la totale messa in sicurezza dle sistema, che non prevede ulteriori perforazioni, bensì l’ammodernamento dell’attuale sistema di captazione. Saranno ad esempio sostituiti tutti i dreni attivi e i tubi in pvc, mentre il fondo e gli apparati autostradali a contatto con l’ambiente verranno impermeabilizzati con nuove tecnologie.