Hotel Rigopiano, le prime testimonianze. Arrivato Curcio

Dalla tragedia dell’Hotel Rigopiano arrivano le prime testimonianze. Cresce la lista dei dispersi. Arrivato il Capo della Protezione Civile Curcio.

AGGIORNAMENTO 16.32: CONFERMA ANNULLAMENTO VISITA PREMIER GENTILONI A RIGOPIANO, ARRIVATO CAPO PROTEZIONE CIVILE CURCIO

“Giampiero e tutti gli ospiti dell’albergo avevano pagato e avevano raggiunto la hall pronti per ripartire non appena sarebbe arrivato lo spazzaneve. Gli avevano detto che sarebbe arrivato alle 15, ma l’arrivo è stato posticipato alle 19. Avevano preparato già le valigie. Tutti i clienti volevano andare via”. Così Quintino Marcella, ristoratore e datore di lavoro di Giampiero Parete superstite della valanga che ieri pomeriggio ha colpito l’Hotel Rigopiano, a Farindola. Parete ha lanciato l’allarme proprio al ristoratore.

“Mia moglie aveva mal di testa e aveva bisogno di una medicina che era in macchina. Allora sono uscito dall’albergo e sono andato in auto. Mentre tornavo verso l’hotel ho sentito rumori e scricchiolii e ho visto la montagna cadere addosso all’edificio. Ha travolto anche me, ma parzialmente. Ho visto gran parte dell’albergo ricoperto dalla neve”. Questa la testimonianza di Giampiero Parete, superstite della valanga sull’hotel Rigopiano, affidata al datore di lavoro Quintino Marcella, il primo a ricevere la richiesta di aiuto. “Ho provato a entrare dentro – dice ancora Parete – ma ho rischiato di rimanere intrappolato; allora mi sono aggrappato ad un ramo e sono riuscito a tornare verso la macchina. Poi ho incontrato il manutentore dell’albergo e insieme abbiamo lanciato l’allarme. Dall’interno dell’hotel non ho sentito alcun rumore o movimento”.

“Lui sta bene – ha aggiunto il ristoratore all’esterno del reparto di Rianimazione, dove Parete è ricoverato – ma la sua preoccupazione sono i due figli di 6 e 8 anni e la moglie Adriana. È una bellissima famiglia, sono delle persone fantastiche. Sono 30 anni che lavora con me”. L’uomo poi ripercorre le fasi che hanno portato ad attivare la macchina dei soccorsi. “Ho chiamato la Polizia – dice – che mi ha passato una coordinatrice della Prefettura la quale mi ha detto ‘abbiamo parlato due ore fa col direttore dell’albergo e lì non c’è nulla’. Io ho insistito affinché mandassero i soccorsi, ma mi è stato detto che non era successo nulla. Ho provato a chiamare anche gli altri e forse questo ha ostacolato i soccorsi. Ho chiamato tutti, 113, 112, 118, 117, 115, oltre a messaggi ad amici e in paese. A Giampiero dicevo che stavamo arrivando, non pensavo ci fossero tutte queste difficoltà.”

Il collega Luca Pompei in diretta dal COC di Penne ci conferma che si sta attendendo l’arrivo del premier Gentiloni

Aperta l’indagine da parte della Procura di Pescara sulla vicenda della valanga che ha travolto l’hotel Rigopiano di Farindola: l’ipotesi al vaglio del pm di turno, Andrea Papalia, per il momento è omicidio colposo.

I dispersi 

Una coppia di Castel Frentano risulterebbe dispersa nel crollo dell’hotel Rigopiano. Si tratta di Luciano Caporale, 54 anni, e la moglie, Silvana Angelucci, 46 anni, entrambi di professione parrucchieri. La coppia era giunta in hotel domenica pomeriggio per ripartire martedì sera ma, a seguito del peggioramento delle condizioni meteorologiche, la decisione di trattenersi fino a ieri, mercoledì. I figli della coppia, unitamente ad altri famigliari, sono già in viaggio verso Penne per avere notizie certe sulla sorte degli scomparsi. “Siamo tutti in apprensione, speriamo che questa storia finisca bene, dice il sindaco di Castel Frentano – Gabriele D’Angelo – per il momento non abbiamo notizie e siamo tutti appesi a un filo di speranza. La coppia era molto nota per la loro lunga attività professionale ed era fortemente inserita nel tessuto sociale del paese”.

“Non abbiamo ancora nessuna notizia di lui, aspettiamo. Ma vogliamo vivere privatamente questi momenti”: a dirlo all’ANSA è una zia di Alessandro Riccetti, il ternano di 33 anni disperso dopo la valanga che ha colpito l’hotel Rigopiano di Ferindola, nel pescarese, di cui era dipendente. La donna, insieme agli altri familiari del giovane, sta seguendo da Terni la vicenda, in stretto contatto con la prefettura e i soccorritori. Riccetti, conferma la parente, ha avuto un ultimo contatto telefonico con la madre intorno alle 16 di ieri, poi di lui nessuna traccia. Laureato in Lingue straniere per la comunicazione internazionale, 33 anni da compiere tra tre giorni, il giovane lavorava dal dicembre 2015 nella struttura alberghiera del Gran Sasso come addetto alla reception. In precedenza aveva operato con le stesse funzioni presso altre strutture alberghiere umbre, in particolare tra San Gemini e Perugia.

Il racconto Odissea soccorsi, 20 ore fino all’ hotel Rigopiano
Gdf e soccorso alpino in sci, Vigili del Fuoco portano taniche gasolio a piedi
(dell’inviato ANSA Matteo Guidelli)

“Quando finalmente sono arrivati lassù, a 1.200 metri, in molti sono scoppiati in lacrime: 20 ore di fatica bestiale arrancando tra muri di neve e un vento gelido per trovare un pugno di macerie. Vigili del fuoco, poliziotti, carabinieri, uomini del Soccorso Alpino e della Guardia di Finanza, medici, paramedici e volontari della Protezione Civile hanno impiegato una notte intera per raggiungere l’hotel Rigopiano, una notte infernale e assurda, fatta di dolore e ingegno per risolvere i problemi. Il loro viaggio è cominciato verso le 18 di ieri, quando l’allarme lanciato da Giampiero Parete, uno dei due sopravvissuti, è arrivato nelle centrali operative. “C’è un hotel completamente isolato in una frazione di Penne”, è stata la prima comunicazione. Le colonne si sono mosse dall’Aquila e da Pescara, ma subito ci si è resi conto che salire i tornanti che da Penne portano nel cuore del Gran Sasso, sarebbe stata un’impresa. Da Penne all’hotel, infatti, sono meno di 25 chilometri, massimo mezz’ora di macchina in condizioni normali. Ma non oggi: usciti dal paese, ogni 500 metri la neve aumenta di 20 centimetri. Imboccato il bivio per Fivirola, l’ultimo paesino prima dell’hotel, il silenzio è totale, come il manto bianco che avvolge tutto e che raggiunge il metro d’altezza. I mezzi passano a fatica, alcuni con le catene montate a tutte e quattro le gomme, ma passano. Attorno alle 19 le avanguardie già sono in contrada Cupoli, quattro case e un bar dove abitano anche alcuni dei dipendenti dell’albergo: mancano solo 11 km al Rigopiano ma la neve raggiunge i due metri e i telefoni cellulari non prendono: i soccorritori parlano tra loro e con le rispettive centrali soltanto via radio. Ed è qui che inizia l’odissea, quella vera. Fatti i due primi tornanti, il muro di neve ai bordi della provinciale copre completamente i cartelli stradali; la strada è ridotta ad un’unica carreggiata: se passa qualcuno nel verso opposto bisogna fare centinaia di metri in retromarcia nella neve e, in diversi punti, gli alberi crollati per la troppa neve riducono ancora l’asfalto percorribile. Si decide così di fermare i mezzi pesanti, si va avanti solo con le campagnole. Ad aprire la strada è una turbina, una macchina che serve a strappare la neve dall’asfalto e spararla di lato. Attorno alle 22 i mezzi imboccano l’ultimo tratto di strada, i 9 km dal bivio di Rigopiano all’albergo. E dietro la prima curva l’avanzata s’arresta: la macchina incontra alberi e rami sulla sua strada. Se prosegue, la fresa – che impiega un’ora per fare 700 metri – si rompe e addio hotel. Tocca ai vigili del fuoco con le motoseghe, aprire la strada. Sotto la neve che continua a cadere e con almeno 5 gradi sotto zero.”

Il manutentore dell’Hotel Rigopiano, un ragazzo di una trentina d’anni, si è salvato perché al momento dell’arrivo della slavina era nel locale caldaia di cemento armato. Lo racconta a Radio 24 il sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta. “Ci ho parlato anche stamattina, ha detto che non si è accorto di nulla. È stato un brevissimo lasso di tempo silenzioso. Si è trovato travolto all’interno del locale caldaia che è un vano in cemento armato che l’ha protetto da tutto. Immediatamente liberatosi ha provato a cercare aiuto e a sentire se ci fossero voci. Ha trovato solo l’altra persona che era in difficoltà come lui”.

Avrebbero dovuto essere messaggi di auguri e invece sono solo preghiere perche’ Stefano Feniello sia ancora vivo, tra le macerie e la slavina piombate sull’hotel Rigopiano sul Gran Sasso. A Valva ci sono tutti i fratelli del padre di Stefano, che appena ieri ha compiuto 28 anni e si era concesso una breve vacanza nel resort con la fidanzata. Vive a Pescara da ragazzino, quando la sua famiglia decise di trasferirsi li’ dal Salernitano. Il giovane e’ nato a Oliveto Citra e i suoi parenti sono divisi tra Valva e Colliano. Uno zio ha raggiunto gia’ il padre a Pescara e da li’ si sono spostati al campo base della protezione civile in attesa di notizie sulla sorte di Stefano.

 

Barbara Orsini: