Tanta la gente, anche a Pescara e Chieti, che si è riversata nelle strade svegliata e spaventata dalla scossa delle 3.36 distintamente avvertita in ogni angolo delle due città.
Mentre la mente di tutti gli abruzzesi è tornata indietro a quella terribile notte del 6 aprile del 2009, anche a Pescara e Chieti tanta la gente che svegliata e spaventata dalla scossa ha preferito scendere in strada lasciando le proprie abitazioni. In tutti i quartieri delle due città capoluogo, pochi istanti dopo le 3.36 si è scatenato il tam tam di telefonate e messaggi per commentare e assicurarsi che amici e conoscenti fossero al sicuro, specie se non in Abruzzo. A Pescara qualcuno ha pensato bene di raggiungere la spiaggia immaginando potesse essere il luogo più sicuro in caso di altre forti scosse, esattamente come poi ve ne sono state. A Chieti, invece, molti cittadini tra i residenti della parte alta della città hanno trascorso l’ora tra la prima e la seconda scossa in strada: tutti col naso all’insù hanno atteso che le scosse rallentassero la loro intensità prima di rientrare in casa. Un terremoto decisamente molto ” social” a giudicare dalla reattività anche degli abruzzesi: su Facebook, esattamente come per gli attentati terroristici, è scattato il “Trova velocemente gli amici che sono nell’area coinvolta e collegati con loro. Conferma che stanno bene se ne sei a conoscenza”: un modo per “notificare” ai propri amici che non si è in pericolo.