“Ai consiglieri regionali ho ribadito che per noi è una via obbligata procedere al licenziamento dei 75 dipendenti”. Così Camillo Colella, patron della Santa Croce, al termine dell’audizione da parte Conferenza dei capigruppo del consiglio regionale d’ Abruzzo.
L’imprenditore molisano, accompagnato da uno dei suoi legali, ha ribadito anche l’intenzione della Santa Croce di chiedere risarcimenti milionari all’ente regionale “per i danni di immagine patiti alla luce delle vessazioni subite dalla Regione che ci perseguita dopo averci negato la concessione e la proroga”. Colella ha spiegato quanto a suo avviso accaduto in una vicenda che lo ha portato ad attivare le procedure di mobilità per i 75 dipendenti che dal 23 novembre prossimo avranno per 18 mesi l’ammortizzatore sociale per poi essere licenziati. La Regione, intanto, ieri ha riconfermato che emanerà il nuovo bando a stretto giro dopo aver apposto i sigilli per evitare che l’azienda capti ancora, circostanza smentita dalla società per azioni. L’impegno preso dai consiglieri è stato quello di approfondire la vicenda in una nuova conferenza dei capigruppo, a cui saranno chiamati a riferire le parti sociali e anche il vice presidente della Regione Giovanni Lolli. Una delicata vertenza che vede contrapposta la società Santa Croce che accusa l’ente di “manifesta ostilità”, per non aver concesso proroghe alla concessione dell’utilizzo delle sorgenti, di aver sbagliato il bando, privo della valutazione di impatto ambientale, vinto a fine 2015 dalla Santa Croce, poi annullato dal Tar dopo un ricorso del Comune di Canistro. La Santa Croce ha impugnato la sentenza del Tar, e attende ora il pronunciamento del Consiglio di Stato. “Non abbiamo espresso ai consiglieri – aggiunge Colella – la richiesta di proroghe, che finora non ci sono state concesse, oramai è tardi e neanche il nuovo bando a questo punto è per noi prioritario, la nostra intenzione è quella di chiudere l’azienda, perché a queste condizioni non è possibile per noi andare avanti”.