Secondo uno studio regionale di Confartigianato, le imprese abruzzesi soffrono ancora in fatto di export nonostante segnali incoraggianti. Bene Teramo, malissimo la provincia di Chieti.
La dinamica delle esportazioni delle micro e piccole imprese abruzzesi nei primi nove mesi del 2016 registra un incremento del 3,2%, superiore alla media nazionale (+1,2%). L’export delle MPI (micro e piccole imprese), però, rappresenta solo il 15% del totale regionale, dato che colloca la regione al quattordicesimo posto della graduatoria nazionale. Se la crescita più consistente si registra nel Pescarese (+15,2%), la prima provincia abruzzese in classifica è quella di Teramo, mentre la situazione peggiore è nel Chietino, agli ultimi posti della graduatoria. E’ quanto emerge da un’elaborazione che Confartigianato Abruzzo ha condotto su un’indagine del centro studi della Confederazione nazionale. L’export nei settori delle MPI, in Abruzzo, da gennaio a settembre, raggiunge i 910 milioni di euro, pari al 15% del totale delle esportazioni (6 miliardi di euro; +12,1%). A livello territoriale, in testa c’è la provincia di Teramo, dove l’export nei settori delle MPI, in crescita del 3,2%, è pari a 422 milioni di euro, cioè il 46,9% del totale, dato che colloca il territorio al ventisettesimo posto della classifica nazionale. Segue, in cinquantasettesima posizione, il Pescarese, con un incremento del 15,2% ed un valore di 113 milioni, pari al 28,8% del totale. Subito dopo, ma nella parte bassa della classifica, al novantottesimo posto, c’è la provincia dell’Aquila, con il +6,9%, un valore di 42,5 milioni, pari al 10,8% del totale. Negativa, almeno per le MPI, la situazione nel Chietino, territorio che grazie alla presenza del polo automotive spinge verso l’alto il totale delle esportazioni regionali: la provincia di Chieti fa registrare una flessione dell’1,2% e si posiziona 101esima, con un valore di 331 milioni di euro, pari al 7,6% del totale (4,3 miliardi).