Corale, accorato, forte e gentile come la terra d’Abruzzo che spesso sono costretti a lasciare in cerca di lavoro. Così l’appello lanciato da tanti giovani abruzzesi alla classe dirigente: “Metteteci nelle condizioni di restare!”.
Più che rispondere alla nostra domanda, ” è vero che siete costretti ad andar via dall’Abruzzo perchè è una terra che non offre lavoro”, quello dei giovani abruzzesi che abbiamo avvicinato questa mattina, in centro a Pescara, è sembrato un vero e proprio appello lanciato alla classe dirigente, locale e nazionale, a loro dire sorda dinnanzi alle sacrosante richieste dei giovani a partire da quell’occupazione che in Italia nessuno crea più. Nei loro commenti la mente corre veloce a Fabrizia, la giovane di Sulmona morta nella strage di Berlino: una giovane figlia di questa nostra terra d’Abruzzo costretta a lasciare amici, familiari e le comodità della casa per cercare lavoro all’estero. Le parole dell’omelia di monsignor Spina che ieri a Sulmona, nella cattedrale gremita per l’ultimo saluto a Fabrizia, ha tratteggiata la giovane morta per mano del terrorismo raccontandola come una “figlia di una terra che non da speranze” le abbiamo ritrovate nelle storie dei ragazzi che abbiamo avvicinato questa mattina in strada. A colpirci è stata la voglia di quanti già andati via dall’Abruzzo, per studiare o lavorare, faranno di tutto per tornare a vivere, far famiglia e lavorare qui dove sono nati. Tantissimi, peraltro, coloro che hanno deciso di restare pur sapendo quante difficoltà attende loro: ” Io non sarò un cervello in fuga – ci saluta un ragazzo a passeggio con un’amica- piuttosto il mio cervello lo metterò a disposizione della mia amata terra d’Abruzzo sperando di farcela a riscattarla”.
Il servizio del Tg8:
height=315