Lo abbiamo raggiunto in Università a Chieti dove in dipartimento, da molto presto, stava monitorando situazione e dati: nelle parole del professore Stoppa della d’Annunzio il “rischio” sismico dell’Abruzzo.
Nella più lunga e articolata intervista che abbiamo realizzato, in onda in tutte le edizioni del Tg8, al professore Francesco Stoppa, ordinario di vulcanologia alla “d’Annunzio” di Chieti-Pescara, tutto il senso della pericolosità sismica della nostra regione. Partendo dall’analisi del terremoto della notte scorsa e parlando di popolazione, quella umbro marchigiana, ben abituata a convivere con i movimenti della terra, il prof.Stoppa ci ricorda come l’Italia sia tutta altamente sismica nonchè attraversata da faglie estremamente minacciose.
Dopo averci ribadito che non esiste differenza alcuna tra i movimenti, quelli che popolarmente definiamo ondulatori o sussultori, il prof. Stoppa scende con noi nell’analisi dei drammatici terremoti abruzzesi accaduti prima di quel 6 aprile del 2009 che ha segnato la vita di tanti aquilani. E se un discorso a parte va fatto per il Fucino e la Marsica, nell’analisi scientifica del professore della d’Annunzio emerge l’importanza del sottosuolo sul quale sono nate e cresciute le città abruzzesi principali. ” Un magnitudo 6 – ci dice il professore- sotto Chieti, che poi in superficie corrisponde al 9, causerebbe una catastrofe in termini di perdite di vite umane. Pescara, invece, che ha meno pericolosità sismica deve comunque fare i conti con un terreno paludoso e sabbioso che certamente non è l’ideale per costruire come è stato fatto negli ultimi decenni”.
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