1665 le salme che vi riposano: soldati del Commonwealth britannico morti nel dicembre del ’43 lontani da patria e figli, effetti e sogni. Parliamo del cimitero canadese di Ortona in balia di selfie e balordi.
E’ da tempo che visitatori e residenti nella zona sollecitano un sistema di sorveglianza del cimitero canadese di Ortona che metta questo luogo, così altamente simbolico e prezioso per la nostra memoria storica, al riparo da selfie di cattivo gusto tra una lapide e l’altra o peggio ancora scampagnate musicate. Ebbene sì, accade anche questo e lo abbiamo fotografato noi stessi in una tiepida domenica di metà marzo: una volta giunti sul sagrato d’ingresso scorgiamo distese a terra tra lapidi e cespugli due ragazze intente ad immortalarsi in un vero e proprio book fotografico. Le due, senza alcun pudore per il luogo e i visitatori raccolti in silenzio e in preghiera, si sono “sparate” per quasi un’ora pose di ogni genere ridacchiando e urlando come come se anzichè tra lapidi che hanno fatto la storia, anche la loro, stessero in un mercato. A quanto da noi visto e fotografato ( vedi galleria in basso) si aggiunge lo sfogo di alcuni residenti della zona nei cui racconti ci sono pomeriggi musicali e allegre scampagnate animati sempre da gruppi di giovani evidentemente irrispettosi di chi riposa sotto quel prato trasformato in pista da ballo. Eppure sono loro coetanei trattandosi di ragazzi appena maggiorenni morti in una terra lontana da patria e affetti, sogni e famiglie. Basta scorrere le lapidi per trovare nomi e storie, speranze infrante e date di nascita troppo vicine a quelle di morte. Soldati mandati a combattere per una bandiera straniera ormai ordinatamente in fila lungo silenziosi corridoi verdi di prati e fiori. Ferisce cogliere l’indifferenza delle due ragazze alle prese con un’ora di selfie in una domenica pomeriggio, imbarazza pensare che qualcuno si intrattenga con birre e panini ridendo ad alta voce proprio in quell’angolo di storia. Eppure accade: perchè non vi è una sorveglianza fisica e da come sembra nemmeno telecamere che possano filmare ingressi e scelleratezze. Accade perchè, e lo abbiamo verificato noi stessi, a tramonto completato nessuno passa a chiudere nemmeno i due cancelli d’ingresso peraltro bassi quanto un bambino di cinque anni. E se è vero, come è vero, che certe “cose” andrebbero capite senza divieti, controllori e richiami è altrettanto evidente che chi deputato a conservare e proteggere un luogo così sacro e simbolico dovrebbe compiere almeno la propria parte di dovere. Il Comune di Ortona potrebbe certamente fare la sua parte filtrando gli ingressi e predisponendo una sorveglianza che impedisca ciò che abbiamo visto con i nostri occhi e raccolto nello sfogo dei residenti.
Recensito anche su Tripadvisor nonchè suggerito negli itinerari di viaggio ad Ortona e dintorni, il cimitero canadese è situato tra gli ulivi della frazione di San Donato così come scelto nel gennaio del 1944 dal Corpo Canadese che lo concepì con forma rettangolare. Le tombe sono disposte lungo corridoi paralleli aggregati a formare tredici settori indipendenti. Nella parte meridionale si trova la piccola chiesa di San Donato affiancata da un arco che funge da ingresso principale. Un cimitero che con le sue 1665 lapidi conta il maggior numero di caduti canadesi in Italia. Un suo gemello è rintracciabile nel cuore della Sicilia in provincia di Enna: anche lì sorge su una piccola collina e il comune è quello di Agira. Un cimitero quello di Ortona spesso meta di gite scolastiche, ricerche universitarie e visite guidate di comitive in vacanza in Abruzzo. Un luogo che colpisce per ordine e silenzio, cura e paesaggio: da un alto in mare dall’altro la montagna sovrana e maestosa.