Perchè continuare a studiare il latino? Non è una fatica inutile? Nicola Gardini, insegnante di letteratura italiana ad Oxford, in “Viva il latino” sostiene appassionatamente il contrario. Sabato l’autore a Pescara.
A che serve il latino? È la domanda che continuamente sentiamo rivolgerci dai molti per i quali la lingua di Cicerone altro non è che un’ingombrante rovina, da eliminare dai programmi scolastici. In “Viva il latino. Storia e bellezza di una lingua inutile” (edito da Garzanti), Nicola Gardini risponde che il latino è “molto semplicemente lo strumento espressivo che è servito e serve a fare di noi quelli che siamo”. Ospite, sabato alle ore 18.00 in un incontro che si terrà presso il Mediamuseum di Pescara nell’ambito degli eventi organizzati dall’Istituto Nazionale di Studi Crociani, Gardini dialogherà col pubblico abruzzese rispondendo a domande e curiosità. Un ospite rincorso dal presidente dell’Istituto Marco Presutti a cui è affidata l’introduzione di libro e dibattito. In latino, un pensatore rigoroso e tragicamente lucido come Lucrezio ha analizzato la materia del mondo; il poeta Properzio ha raccontato l’amore e il sentimento con una vertiginosa varietà di registri; Cesare ha affermato la capacità dell’uomo di modificare la realtà con la disciplina della ragione; in latino è stata composta un’opera come l’Eneide di Virgilio, senza la quale guarderemmo al mondo e alla nostra storia di uomini in modo diverso. Nicola Gardini, che insegna letteratura italiana ad Oxford, trasmette un amore alimentato da una curiosità intellettuale, e ci incoraggia con a dialogare con una civiltà che non è mai terminata perché giunge fino a noi, e della quale siamo parte anche quando non lo sappiamo. Il messaggio per i lettori è che questa lingua è tuttora in grado di dare un senso alla nostra identità.
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