Ud’A, 240 firme di “sfiducia” per rettore e dg

UdA

Ha tutto il sapore di un atto di sfiducia, stavolta decisamente più corale che in passato, il documento sottoscritto da 240 amministrativi Ud’A e indirizzato a rettore e dg. Chiesto, con forza e autorevolezza, il rispetto di accordi, il ripristino del Fondo Comune, il ritorno a correttezza e serenità.

Poco più di una pagina di rivendicazioni, accuse e contestazioni seguita da 11 pagine di firme di 240 ( su 330 totali ) tecnico-amministrativi e Cel ( esperti linguistici) della d’Annunzio. E’ una guerra dichiarata, aperta, ribadita quella che scorre lungo l’ennesimo documento sferrato alla vigilia della seconda estate senza Ima: 11 pagine di nomi e cognomi dietro i quali si celano storie e professionalità in molti casi alla vigilia della pensione. 11 pagine di nomi e cognomi che chiedono, stavolta pretendono, dignità, soldi, rispetto dei patti. Non hanno pudore i 240 lavoratori della d’Annunzio di Chieti-Pescara ad esordire, nel documento protocollato in queste ore, raccontando ancora una volta lo stato di grave disagio economico in cui versano, con relativi familiari, ormai dall’agosto del 2014. Citano poi, non di certo per propria memoria, la seduta di contrattazione decentrata del 12 maggio scorso in occasione della quale fu esaminato e approvato dalle parti un accordo stralcio per sbloccare l’annosa situazione. Le parti sedute a quel tavolo erano i sindacati del personale amministrativo e i vertici dell’ateneo ossia rettore e prof. Civitarese, quest’ultimo presente su delega del Dg Del Vecchio. Ebbene, che fine ha fatto quella sorta di accordo? A domandarselo i dipendenti in guerra ormai da due anni, gli stessi 240 che hanno firmato l’ennesimo, durissimo atto di accusa. Chiedono che quanto concordato il 12 maggio scorso abbia immediato seguito applicativo ( “entro il corrente mese”) sollecitando, tuttavia, anche la riapertura di un tavolo di confronto. Quella mossa e sottoscritta da 240 dipendenti Ud’A è un’accusa, a rettore e dg, che parla di disinteresse e disattenzione nei confronti di quanto stanno vivendo da due anni centinaia di famiglie. Sperano, ancora e nonostante tutto, di ritrovare serenità e fiducia: rivolgendosi in particolare al Direttore Generale chiedono che “i confronti vengano impostati con maggiore ragionevolezza,  correttezza ed imparzialità“. E’ l’ultimo capoverso quello che, forse più di tutti gli altri, riesce a dare il senso del clima che si respira alla d’Annunzio: ” E’ cosa risaputa da tutti che alcuni dirigenti sindacali  e rappresentanti del personale nella RSU siano sottoposti a particolari pressioni e provvedimenti. Chiediamo con forza che le cose cambino e che i dipendenti della d’Annunzio tornino ad essere considerati una risorsa e non un semplice strumento di lavoro”. Tutto questo nel più assordante silenzio degli “accademici”, tutto questo all’indirizzo di un rettore alle ultime battute e di un dg rinviato a giudizio.

Barbara Orsini: