Altro che perturbazioni dai nomi inquietanti già annunciate e destinate a rovinare le ferie d’agosto: alla d’Annunzio sarà, comunque, un Ferragosto di fuoco a giudicare dalle ultime novità.
Da ieri il Dg dell’Università d’Annunzio, Filippo Del Vecchio, sta firmando e spedendo raccomandate a raffica in cui annuncia la sospensione dell’annullamento delle cosiddette “lauree facili” ( annullamento da lui disposto) a causa di “approfondimenti istruttori richiesti al Miur a seguito di segnalazioni pervenute”. Poche righe indirizzate a molti dottori della d’Annunzio da mesi sul piede di guerra: laureati che non ci stanno a farsi bollare come coloro che la pergamena l’hanno ottenuta con chissà quale criterio extra accademico e che per questo si sono affidati a diversi avvocati affinché sui vertici della d’Annunzio si abbatta, presto, anche la scure di una class action risarcitoria destinata a partire a breve. Una guerra quella innescata dal Dg Del Vecchio contro le ribattezzate “lauree facili” che viaggia a due diverse velocità: da un lato c’è quella giudiziario-accademica con tempi e modalità più lunghi e scanditi, dall’altro quella della fulminea rapidità comunicativa che forse solo i social possono vantare. E’ nata, infatti, una apposita pagina Face sulla quale si affollano già centinaia di post a dir poco polemici riuniti sotto il nome del gruppo chiuso ( come si dice nel gergo) “Diplomati Assistenti Sociali a Fermo, laureati a Chieti”. Ma il senso del Ferragosto di fuoco che attende i vertici Ud’A è da rintracciare anche in una recente, perentoria, durissima comunicazione del Garante per la Privacy che stavolta riprende e “punisce” la d’Annunzio sul trattamento dei dati del personale attraverso l’utilizzo della posta elettronica e più in generale degli strumenti di lavoro. Esattamente un anno fa, era il 1° agosto 2015, eravamo qui a scrivere del provvedimento che il Garante per la Privacy disponeva nei confronti dell’Università d’Annunzio in merito alla vicenda dell’esposto-denuncia presentato da 53 querelanti secondo i quali il Dg Del Vecchio aveva violato la loro privacy, e relativa normativa in materia, rendendo noti i nomi di chi a suo dire aveva indebitamente percepito cifre (anch’esse rese pubbliche) quindi da restituire. 365 giorni dopo scriviamo di un nuovo provvedimento sempre del Garante e sempre all’indirizzo del Dg Del Vecchio: stavolta si dichiara illecita la condotta della d’Annunzio sconfinata, a detta del Garante, in una violazione della privacy dei dipendenti “monitorati”, senza motivo e senza scopo, in semplici e private operazioni come il controllo della propria posta elettronica piuttosto che le varie ricerche compiute su internet. Nell’atto, immediatamente esecutivo, si chiede alla d’Annunzio di smetterla di violare la privacy dei suoi dipendenti, privacy violata ( secondo il Garante) ogniqualvolta che questi accedendo alla propria posta elettronica piuttosto che a siti, pagine e indirizzi web immettono dati personali che gli Uffici del Garante hanno accertato finire in una sorta di data base “spione”, certamente non anonimo, con una vita tutt’altro che breve da cui qualcuno può attingere info, orari, ricerche ossia dati personali.
Garante Privacy boccia vertici Ud’A