Bocche cucite il giorno dopo il saltato Cda della d’Annunzio che avrebbe dovuto affrontare, tra gli altri punti all’ordine del giorno, il contratto del dg Del Vecchio e un provvedimento disciplinare sollecitato al suo indirizzo.
Un consiglio di amministrazione, tra gli ultimi sotto l’ermellino di Carmine Di Ilio, che ha segnato un punto di non ritorno nei già tesissimi rapporti tra rettore e dg da un alto e i membri, alcuni più di altri, dall’altro. Sei consiglieri non si presentano all’appello, la professoressa Caroli Costantini si dimette anticipata da una breve comunicazione scritta, in cui parlerebbe di ” diritti lesi”, un solo assente si giustifica quasi a voler salvare almeno la forma. Il resto è la cronaca di una pagina nerissima della storia, la più recente, dell’Università “Gabriele D’Annunzio”: una giornata che evidentemente non nasce dal nulla o da uno specifico malessere bensì è frutto di tutto quanto accade lungo i corridoi di via dei Vestini da ormai tre anni. Sembra di assistere al fioretto a squadre dove da un lato della pedana ci sono Di Ilio e Del Vecchio e dall’altro i sei consiglieri che, appunto come nelle regole del fioretto a squadre, a rotazione assalgono per 3 minuti ciascuno. Regole, appunto: quelle che sembrano esser state messe in ombra nel consiglio di amministrazione di ieri anche a giudicare da chi come la professoressa Caroli Costantini, ordinario di “probabilità statistica matematica”, ha preferito prendere le distanze da tutto e tutti uscendo dal Cda. Una scelta questa che non mancherà di avere le sue ripercussioni nei prossimi Cda già calendarizzati: in caso di parità, infatti, il voto doppio del Rettore farà avere a Di Ilio comunque una maggioranza. Un consiglio di amministrazione deserto, un ordine del giorno stravolto, un clima ormai irrimediabilmente intossicato. Un rettorato destinato a passare alla storia per denunce, querele, polemiche, contestazioni e trasferimenti: un duo, quello formato da Di Ilio e Del Vecchio, che a detta dei ben informati sarebbe già in aperta campagna elettorale in vista delle elezioni di maggio prossimo. Una continuità temuta da molta parte dell’Ateneo, certamente da amministrativi, Cel e taluni sindacati. Una continuità per disegnare la quale circola con insistenza già un nome in particolare ancora espressione delle facoltà teatine a scapito di quelle di viale Pindaro le quali però, stavolta più di sempre, vorrebbero poter esprimere un proprio rettore e soprattutto un proprio indirizzo in evidente rottura col presente.
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