Oggi alle 10 al via a Lanciano il processo in Assise per l’omicidio di Italo D’Elisa: Fabio Di Lello è accusato di aver premeditato l’agguato mortale all’investitore della moglie Roberta Smargiassi. Rischia l’ergastolo.
Aggiornamento ore 11- all’uscita dal Tribunale di Lanciano l’avvocato Pompeo Del Re, che cura gli interessi delle parti civili (genitori e nonni della vittima di Italo D’Elisa) nel processo in Corte d’Assise, a Lanciano, che vede imputato Fabio Di Lello, ha detto “Riteniamo fondati i capi d’imputazione. Abbiamo piena fiducia nell’operato della magistratura, come ce l’ha la stessa famiglia D’Elisa”. Il collega, Gianrico Ranaldi, rappresenta invece il fratello della vittima e gli zii paterni e aggiunge “avevamo immaginato il percorso di ricorrere a riti alternativi per ottenere più benefici di pena”.
Uno dei legali di Fabio Di Lello, l’avvocato Giovanni Cerella ha detto: “Il giudizio abbreviato richiesto è condizionato a una perizia psichiatrica per affermare le necessità della seminfermità mentale di Fabio Di Lello e l’esclusione della premeditazione. Di Lello la pistola l’ha acquistata sei mesi prima dell’omicidio per usarla contro se stesso. L’acquisto non era finalizzato ad uccidere D’Elisa, ma ad eliminare se stesso. Questa sua sensibilità ha toccato anche la difesa. Di Lello andava al cimitero quotidianamente, fino a sera. Pensava sempre alla sua signora, Roberta Smargiassi. Per questo ha preso la pistola, per eliminare se stesso e per questo motivo dovrebbe essere tolta la premeditazione. Non è stata vendetta lucida per l’investimento mortale della moglie Roberta”.
Il secondo legale dell’imputato, Pierpaolo Andreoni ha aggiunto “Il processo è iniziato e lo facciamo in aula dando la parola ai tecnici e agli schieramenti, è chiara la nostra linea difensiva Di Lello, lo avete visto oggi, è ragazzo provato, sofferente. E’ ingrassato 30 chili. Un percorso di grave sofferenza psicologica il suo. Non sempre ha momenti di contatto con realtà e vive nella sua immaginazione, nel suo mondo. Noi lo dobbiamo difendere”.
Aggiornamento ore 10.30- Il processo è stato aggiornato al 10 marzo prossimo, per la richiesta dei termini a difesa. In aula anche il procuratore capo di Vasto Giampiero Di Florio. In merito al processo per direttissima, Di Florio ha detto: “Abbiamo ritenuto evidente la prova ed è inutile attendere”
Aggiornamento ore 9.45– “Chiederemo il rito abbreviato per Fabio Di Lello”. È quanto conferma l’avvocato Giovanni Cerella a pochi minuti dall’avvio del processo, in Corte d’Assise, a Lanciano,
Comincia alle 10 di oggi, ad un mese dai fatti, il processo in Corte d’Assise a Lanciano in cui è imputato Fabio Di Lello il panettiere 34 enne di Vasto che lo scorso 1 febbraio ha ucciso con tre colpi di pistola calibro 9 Italo D’Elisa. A Di Lello, reo confesso, è contestato l’omicidio premeditato. D’Elisa era alla guida di una Fiat Punto la sera del 1 luglio quando ad un incrocio in pieno centro a Vasto, passando col semaforo rosso, travolge lo scooter della moglie dell’imputato, Roberta Smargiassi, uccidendola sul colpo. Il procuratore di Vasto, Giampiero Di Florio, ha chiesto il giudizio immediato al gip. Questa procedura permette, all’evidenza delle prove, di saltare l’udienza preliminare. Di Lello dopo l’omicidio era andato al cimitero e lasciato la pistola, regolarmente detenuta, sulla tomba della moglie e si era lasciato arrestare dai carabinieri. Gli avvocati difensori di Di Lello, Giovanni Cerella e Pierpaolo Andreoni, sarebbero intenzionati a chiedere i termini a difesa finalizzati alla richiesta di un rito alternativo. Di Lello, 34 anni, resta in isolamento nel carcere di Vasto con l’accusa di omicidio premeditato. Un Tribunale quello di Lanciano oggi più blindato che mai: per l’intera giornata isolata tutta l’area del parcheggio secondario nonchè interdetta al traffico una ampia zona di strade limitrofe. Taccuini e microfono saranno tenuti a debita distanza dal dispiegamento di forze dell’ordine disposto.
Nei giorni scorsi si era aperta e chiusa in pochi minuti, nel Tribunale di Vasto, l’udienza preliminare per omicidio stradale proprio a carico di Italo D’Elisa. Proprio Di Florio aveva chiesto l’estinzione del procedimento. D’Elisa, al momento dell’incidente, non era né ubriaco né sotto l’effetto di stupefacenti.