Si è conclusa con successo, da parte della Società chimica Bussi (ScB), la prima fase di messa in sicurezza dell’assetto produttivo con l’avvio del nuovo impianto per la concentrazione della soda in parallelo con il potenziamento del trattamento delle acque di falda.
Ricostruire un polo chimico di eccellenza nel paese e nel centro-sud, con una focalizzazione sulla chimica di base e sulla sostenibilità ambientale: questo è il grande obiettivo di Domenico Greco, presidente e amministratore delegato della società chimica Bussi spa. Dall’agosto del 2016 la società è partecipata dall’imprenditore del settore chimico Donato Todisco e dallo stesso Greco, manager di esperienza nell’ambito dei progetti di rilancio nello specifico settore.
A distanza di un anno, Domenico Greco fa il punto sullo stato di avanzamento del piano industriale 2017-2020, affermando: “Con un investimento di 6 milioni di euro abbiamo concluso con successo la prima fase di messa in sicurezza dell’assetto produttivo e delle maestranze, finalizzata anche al raggiungimento del massimo utilizzo degli impianti già esistenti al momento dell’acquisizione. Dopo l’inaugurazione del cantiere, avvenuta nel mese di settembre 2017, a marzo di quest’anno è partito il nuovo impianto per la concentrazione della soda caustica. Grazie a questo, il portafoglio della società si arricchisce di un nuovo prodotto in grado di sostenere maggiori costi di trasporto e di ampliare il mercato geografico. In aggiunta è stata installata una nuova centrale termica di ultima generazione per la produzione di vapore, al fine di disporre delle quantità incrementali derivanti dai fabbisogni del nuovo impianto, rendendo allo stesso tempo più efficienti e sostenibili i volumi assorbiti dalle produzioni esistenti. Queste azioni, assieme al complessivo rinnovamento dell’impianto di cloro-soda a membrana, realizzato a cavallo tra gli scorsi mesi di dicembre e gennaio, consentono di rendere più competitivi i prodotti della divisione di chimica di base e quindi di aumentarne le quantità fino a sfruttare la massima capacità produttiva degli impianti. Con questi interventi si compie la prima parte del percorso avviato circa 12 mesi or sono, iniziando a restituire posti di lavoro al territorio abruzzese e competitività a un polo chimico che dimostra come sia possibile rilanciare uno storico sito industriale, ricominciando a fare impresa in modo sostenibile”.
L’industria chimica cerca pertanto di confrontarsi sempre più anche con i concetti di responsabilità e sostenibilità ambientale e ScB (il cui stabilimento non comprende le discariche 2A/2B e Tremonti, rimaste di proprietà di Solvay ed Edison, interessate da progetti di bonifica in diverso stato di avanzamento) ha intrapreso un cammino virtuoso per il rinnovamento di prodotti e processi. In quest’ottica rientra anche il nuovo e più potente impianto di trattamento delle acque di falda (Taf), ultimato a fine 2016.
Dalla ScB fanno sapere che attraverso l’utilizzo di tecnologie nel settore ambientale, questo impianto consente la costante estrazione delle acque dal terreno sottostante lo stabilimento e la loro depurazione, fino alla completa eliminazione delle sostanze inquinanti, per poi restituirle al sistema idrico con caratteristiche rispondenti agli standard di legge. L’impianto contribuisce oggi a rendere lo stabilimento di Società chimica Bussi un esempio nel panorama dei siti industriali nazionali e internazionali, attrattivo per la realizzazione di nuovi investimenti.
“La chimica – prosegue Greco – è un settore strategico per lo sviluppo industriale e occupazionale di qualsiasi paese e non può essere abbandonato. A Bussi è presente un patrimonio inestimabile in termini di manodopera e conoscenza in questo importante settore. Qui la chimica può avere un futuro di grande sviluppo, se questo viene concepito in maniera responsabile, sostenibile e innovativa, anche dal punto di vista ambientale. Nei prossimi due anni ScB porterà nel sito investimenti complessivi per 35 milioni di euro (di cui sei sono già stati spesi e altri quattro lo saranno a breve), con l’obiettivo di raddoppiare la produzione e avere un equivalente effetto sulla manodopera diretta impiegata nel sito. A questa si andrà ad aggiungere quella occupata nelle ditte del territorio, alle quali sono e saranno appaltati i lavori di costruzione dei nuovi impianti”.