I 180 dipendenti delle Terme di Caramanico, che attendono una risposta sul loro futuro, hanno manifestato stamani sotto la sede della Regione Abruzzo in Via Passo Lanciano a Pescara. Sopra al quarto piano vertice tra amministratori e rappresentanti della Società termale.
Si fa sempre più cupo il futuro delle Terme di Caramanico. La società termale resta chiusa malgrado la stagione sia stata aperta ufficialmente dallo scorso 15 giugno. L’Assessore regionale Mauro Febbo ha convocato stamani gli amministratori del Comune di Caramanico ed i rappresentanti della società termale per fare il punto sulla situazione e vedere se sussistono le condizione per salvare l’attuale stagione.
Presenti nella sala riunione al quarto piano oltre all’ assessore Febbo, il sindaco di caramanico Luigi De Acetis, il suo vice Antonio De Vita, il rappresentante della Società Caramanico Terme Franco Masci, dirigenti regionali e rappresentanti dei lavoratori. La Società Caramanico Terme, come è noto, ha chiesto la messa in liquidazione volontaria. Enormi i debiti accumulati nel corso degli anni. Secondo quanto riferito dall’ assessore Febbo, ad oggi ammonterebbero ad oltre 22 milioni di euro.
“Stando così le cose, ha sottolineato Febbo l’attuale società non può riaprire in quanto non può partecipare ai bandi pubblici per beneficiare dei contributi regionali o statali”. “Con il DURC non in regola e la richiesta di liquidazione volontaria non ci sono le condizioni per poter gestire la struttura”.
Si è perso molto tempo se si considera che la passata amministrazione nel mese di novembre del 2018 aveva avviato un tavolo tecnico con i rappresentanti di Federterme, i quali avevano trovato un interlocutore interessato a rilevare la struttura. Una concreta proposta era stata avanzata da una società sarda. Lo stesso ex sindaco Angelucci aveva predisposto tutti gli atti per il termalismo e la riabilitazione. Ma poi nulla è stato fatto. Intanto ci sarebbero dei contatti con imprenditori del settore di altre regioni pronti a subentrare nella gestione. Cresce la preoccupazione dei lavoratori che vedono il loro futuro a rischio.
“Sulle terme di Caramanico non se la possono cavare dando la colpa al governo D’Alfonso perché noi abbiamo messo in campo numerose attività come l’accreditamento, senza dimenticare che c’era una concessione fatta dal Podestà risalente al 1943, così come abbiamo salvaguardato 3,2 milioni di euro di budget che oggi forse verranno sottratti, infine è stato fatto il bando per la concessione annuale garantendo la stagione 2018”. È quanto afferma il capogruppo del Pd, Silvio Paolucci, rispondendo alle dichiarazioni dell’assessore regionale Mauro Febbo. “Inoltre abbiamo fatto una delibazione perché con un Governo regionale sciolto potevamo adottare soltanto questo tipo di atto, non avendo poteri di programmazione. La giunta D’Alfonso di fatto ha garantito e salvato la stagione 2018, mettendo in campo ulteriori iniziative. Lo abbiamo fatto perché consapevoli di quanto sia vitale non solo per Caramanico, ma per tutta la vallata, il turismo termale. L’attuale giunta regionale ha a disposizione 1,6 milioni di euro, ma non abbiamo ancora capito se e quando li utilizzeranno. La smettano di chiamare in causa la passata amministrazione”, ha concluso Paolucci, “perché dopo 4 mesi e mezzo è arrivato il momento di cominciare a governare questa Regione”.