A 50 anni dalla morte, a Montesilvano l’Associazione Luigi Tenco 60’s – La verde Isola, presieduta da Giuseppe Bità ha tenuto un incontro per sostenere la versione dell’omicidio del celebre cantautore.
“Luigi Tenco: 50 anni di bugie”, questo il titolo della iniziativa voluta dalla più grande associazione non ufficiale al mondo che unisce tanti appassionati di Luigi Tenco. Indimenticabile, Luigi Tenco, le sue canzoni toccano l’anima anche a distanza di oltre 50 anni. Sulla sua morte si è detto e scritto molto ma sono soprattutto i suoi fan a chiedersi cosa sia accaduto davvero al cantautore, trovato senza vita nella stanza 219 dell’hotel Savoy di Sanremo, qualche ora dopo la sua esibizione sul palcoscenico del Festival, il 27 gennaio del 1967. Giuseppe Bità e la sua “Associazione Luigi Tenco 60’s la Verde Isola”, associazione non ufficiale, con sede a Pescara, che conta oltre 100.000 sostenitori da tutta Italia e anche dall’Estero, porta avanti con convinzione 5 “prove” e una verità “scomoda”: Luigi Tenco è stato ucciso, un omicidio politico. E di questo si è discusso in un incontro organizzato da Bità a Montesilvano. C’è anche una petizione dove è possibile aderire su Facebook che conta circa 90.000 sostenitori, Non aveva nemmeno 29 anni, il compositore, come lui stesso amava definirsi, li avrebbe compiuti a marzo. Subito e frettolosamente si parlò di suicidio. Il corpo riportava un foro di proiettile alla testa. Venne trovato un biglietto vergato a mano, che solo numerose perizie calligrafiche hanno consentito di attribuire allo stesso Tenco:
“Io ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato inutilmente cinque anni della mia vita. Faccio questo non perché sono stanco della vita (tutt’altro) ma come atto di protesta contro un pubblico che manda Io tu e le rose in finale e ad una commissione che seleziona La rivoluzione. Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao. Luigi.”
La mattina dell’ultimo giorno di vita, il cantante si alza molto presto e si reca al Casinò per provare la sua canzone, ma confida ad alcuni amici la paura che il suo brano non possa raggiungere il pubblico. Luigi sa che l’esibizione dal vivo non gli renderà giustizia, è ansioso. Al debutto, la presentazione del brano non è perfetta, sbaglia più volte l’attacco, la voce trema. Il risultato della giuria popolare è sconcertante, Ciao amore ciao, cantata in coppia con Dalida, ottiene soltanto 38 voti su 900. Luigi Tenco decide l’indomani di organizzare una conferenza stampa. Ma nella notte tra il 26 e il 27 gennaio, il cantante si toglie la vita (questa la versione ufficiale), sparandosi un colpo di pistola alla tempia, dopo aver lasciato scritto su un foglio di carta (quello di cui sopra) le ragioni che lo hanno condotto a commettere un gesto così clamoroso e tragico. Tanto più che Tenco aveva acquistato una pistola l’anno precedente per difesa personale. Tuttavia, per molti decenni, sono sussistiti dubbi sulle cause della sua morte: ad esempio a causa del fatto che non fu mai ritrovato il proiettile che ne causò la morte. Per questo e per altri motivi, dopo anni di pressioni esercitate da una parte della stampa e dal fratello Valentino, ora scomparso, il 12 dicembre 2005, a trentotto anni dai fatti, la procura generale di Sanremo ha disposto la riesumazione della salma per effettuare nuovi esami che, il 15 febbraio 2006 hanno confermato l’ipotesi del suicidio, chiudendo definitivamente il caso.
Ma Giuseppe Bità e la sua associazione “Luigi Tenco 60’s – La verde isola” che ha sede proprio a Pescara, non credono assolutamente alla versione del suicidio del compositore e da anni portano avanti una battaglia sostenuta da decine di migliaia di italiani su Facebook affinché venga riaperto il caso e convalidato l’omicidio del cantautore sulla base di “5 prove” che inclinano fortemente la verità ufficiale del suicidio. E’ d’obbligo porre il termine “prove” tra virgolette perché esse sono dei forti elementi che attendono una convalida o una smentita da parte delle istituzioni.
Guarda di seguito il video “Luigi Tenco: Tutti sapevano e tu? 17 Febbraio – Montesilvano”