Chieti: “Operata di tumore, attendo mesi per la Radio”

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La lettera denuncia di Stella operata di tumore al seno a Ortona: per la Radioterapia a Chieti passeranno mesi. Altri pazienti vanno fuori regione per attese impossibili. Basterebbero turni serali.

Riportiamo la lettera di una giovane donna della provincia di Pescara che racconta la sua odissea e quella di altri pazienti nella sua stessa situazione. Una lettera da leggere con attenzione rivolta ai dirigenti delle ASL ma anche i nostri politici. Affinché il diritto alla salute sia di tutti e per tutti. E magari adottare, per quanto possibile, turni serali nei vari nosocomi. Una soluzione che certo non risolverebbe le liste infinite ma, secondo i pazienti e le loro famiglie, sarebbe già molto.

“Mi chiamo Stella (nome di fantasia). Dopo essere stata sottoposta a chemioterapia neoadiuvante, ad ottobre sono stata operata per un carcinoma duttale infiltrante al seno presso l’ospedale di Ortona. Ora dopo tutto questo percorso di mesi, mi è stata prescritta la Radioterapia presso l’ospedale di Chieti e qui sorge il problema, non solo mio ma di tante altre pazienti! Purtroppo per effettuare la radioterapia devo aspettare non giorni né settimane, ma mesi! Sono stata messa in lista di attesa per il mese di febbraio.
Domani dovrò contattare anche l’ospedale di Pescara e di Teramo. Sono sconcertata, dispiaciuta ma soprattutto preoccupata che questa lunga attesa faccia riaffiorare quello che tanto duramente e faticosamente è stato debellato. Ho chiesto in reparto e mi hanno spiegato che questo problema sarebbe facilmente risolvibile se fosse attuato il turno serale: cosa che è stata chiesta a chi di dovere, ma che a tutt’oggi non ha dato nessuna risposta. Chiedo gentilmente il vostro aiuto per me e per tutti quei pazienti che oltre a lottare contro la malattia devono lottare anche contro altri ostacoli: basterebbe attivare il turno serale per far scorrere le liste d’attesa!

So di pazienti che si sono rivolti fuori regione per accellerare i tempi. Ma io non posso. Ho un figlio di 14 anni ed anche economicamente sarebbe un po’ troppo per me. Già abbiamo passato dei mesi terribili e adesso allontanarmi da casa per 40 giorni proprio non me la sento sotto tutti i punti di vista. Per quanto riguarda il mio percorso che è iniziato a fine marzo 2015 devo dire che ho incontrato tutte persone stupende: il Prof. Cianchetti, gli oncologi Grassadonia e Graziano di Ortona, i dottori e gli infermieri dell’ospedale che desidero citare perché capaci e soprattutto umani. E anche il reparto di Radioterapia di Chieti dove sono stata venerdì mi sembra che segua le stesse orme. Mentre a Pescara, mi dispiace dirlo, abbiamo avuto molti problemi quando mia suocera fu ricoverata per un tumore al pancreas. Ma di questo, al momento, non vorrei parlare. Voglio concentrare le mie forze, ora, sulla questione del turno serale per snellire le liste d’attesa all’ospedale di Chieti per quel che riguarda la radio e la chemio fondamentali per tutti i pazienti che, per curarsi non possono di certo aspettare mesi.”

Stella conclude la sua lettera con l’augurio di una risposta da parte di chi può e deve decidere per il bene di tutti. Perché la salute è un diritto inviolabile che la sanità, soprattutto quella pubblica, deve tutelare e garantire. Stella si è rivolta anche a “Cittadinanza Attiva” per segnalare questo grave problema che riguarda come lei anche tante altre persone per le quali cure immediate sono fondamentali per sperare nella guarigione completa e per riprendere, dopo tanta sofferenza, una vita normale. Naturalmente chi ne ha facoltà e competenza può rispondere a Stella e a tutti coloro che hanno il suo stesso problema. Pubblicheremo le risposte di chi si impegnerà a darsi da fare per tutte quelle persone che non possono che afidarsi a medici e infermieri che, oltre alla loro competenza e umanità, devono essere messi in condizioni di svolgere il proprio lavoro e la propria missione, nel miglior modo possibile. Soprattutto snellire le liste d’attesa lunghe che creano ansia ulteriore in chi si trova già ad affrontare una situazione difficile fisica e psicologico. L’invito da parte di altri pazienti è rivolto anche ai politici, affinché trascorrano qualche ora nelle sale d’attesa degli ospedali dove centinaia di persone attendono, ogni giorno, ore e ore per la chemio o per altre cure difficili e importanti.

“Magari politici e dirigenti della ASL, – dicono alcuni pazienti – possano fare la fila con noi e con i nosti familiari, nei vari Cup. File snervanti e lunghe. E l’ansia cresce, il malessere anche. Quando una malattia improvvisa colpisce una famiglia, magari all’improvviso, sconvolgendo ne la vita, ci si mette anche un altro male da combattere, che non possono curare le medicine, ma gli uomini: la burocrazia. Per questo, vi chiediamo, non siate burocrati – concludono – siate umani.”

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