Ficarra e Picone incontrano gli studenti dell’Università d’Annunzio, a Chieti. Intanto, stasera, al Teatro Massimo di Pescara, si replica: alle 21.00, con “Le Rane” di Aristofane, dopo il successo dello spettacolo di ieri.
I due attori e conduttori storici di Striscia la Notizia, hanno accettato l’invito del Dipartimento di Lettere dell’Ud’A, Arti e Scienze Sociali (Dilass), diretto dal professor Carmine Catenacci.
“L’incontro degli studenti – spiega Catenacci – con il duo comico Ficarra&Picone, interpreti delle Rane di Aristofane, che hanno esordito nel ciclo delle rappresentazioni classiche del Teatro Greco di Siracusa nella primavera 2018 e ora in tournée per l’Italia, è occasione particolare di approfondimento di attività didattiche e di ricerca che fanno capo al Dipartimento. Da un lato sono interessate le discipline classiche che hanno come oggetto di studio il teatro greco, dall’altro esiste un intero curriculum del corso di studio in Lettere dedicato ai Linguaggi dello spettacolo. Il passaggio della tournée sul territorio ha suggerito di creare un incontro che potesse avere per oggetto l’approfondimento della natura e delle strutture del teatro comico, lo studio delle strategie che hanno reso efficace uno spettacolo teatrale oggi, dopo 2400 anni, così come nell’Atene del 406/5 a.C., e l’analisi del ‘fenomeno-Rane’ che ha registrato un corale consenso di pubblico non solo sulle scene, ma anche in occasione di un passaggio sulle reti televisive nazionali in prima serata”.
Modera l’incontro Luigi Bravi, professore associato di Filologia classica alla Università “d’Annunzio”.
Dopo lo straordinario successo dello scorso anno al teatro Greco di Siracusa, “Le Rane di Aristofane” con Ficarra e Picone “approdano” a Pescara, in una nuova edizione pensata per i teatri. Riuscire a far ridere con un testo di 2500 anni fa, questa la scommessa (riuscita) di Ficarra e Picone, dunque: il duo che negli ultimi vent’anni ha incarnato il più autentico talento nel campo dell’umorismo. L’autorevole regia di Giorgio Barberio Corsetti, supera gli anacronismi e dimostra che per il genere comico può essere una manifattura a lunga conservazione, che consenta di ridere anche oggi, consapevolmente, di un testo classico.
Dioniso, il dio del teatro, si reca nell’oltretomba per riportare alla vita Euripide. Ma questi è assorto in un furioso litigio con Eschilo per stabilire chi dei due sia il più grande poeta tragico. Dioniso si fa giudice e, scegliendo di anteporre il senso della giustizia e il bene dei cittadini alle proprie preferenze personali, finisce per dare la palma della vittoria ad Eschilo, che dovrà salvare Atene dalla situazione disastrosa in cui si trova. Eschilo accetta di tornare tra i vivi lasciando a Sofocle il trono alla destra di Plutone, a patto che non lo ceda mai a Euripide.