Sisma, associazioni chiedono allo Stato di stanziare un giusto indennizzo per i familiari: “Morti non restino figli di un dio minore.”
“Lo Stato vari un giusto indennizzo per i familiari delle vittime dei terremoti; è importante che quei morti non continuino ad essere figli di un dio minore o orfani di uno Stato latitante”: questa la richiesta avanzata in Commissione Ambiente della Camera da una rappresentanza dei familiari delle vittime dei terremoti. “I familiari non hanno bisogno di soldi perché i morti non possono tornare. Chi si occupa ad esempio delle 611 vittime dei terremoti nell’Italia Centrale? Nessuno”, ha spiegato l’avvocato Vania della Vigna, che rappresenta i familiari di molte vittime, tra cui quelle di L’Aquila e Amatrice. “Perché l’indennizzo? Per aiutare queste persone a tornare alla normalità e anche per le spese dei processi. Serve poi un collocamento obbligatorio per i familiari delle vittime da eventi sismici, al pari di quelle da terrorismo. Queste leggi debbono essere dedicate quindi a quei morti in particolare, e nel dl della Pezzopane ho visto che è previsto un risarcimento minimo e questo mi sembra giusto, il risarcimento deve essere uguale per tutti”.
“Non un centesimo è arrivato sui territori colpiti dal sisma”, ha ricordato Mario Sanna. “Ad Amatrice, in cui prima della scossa del 2016 vivevano meno di 2mila anime, ci sono stati 239 morti, tra cui mio figlio. Io ho stampato nella mente i figli di Marco Serafini, due gemellini di 7 anni, me li ricordo sorridenti insieme alla loro mamma che applaudivano sul campo di calcio il papà. Ebbene quella notte i figli di Marco se ne sono andati. A quei genitori – ha sottolineato – nessuno ha pensato e molti genitori sono ancora in depressione, ecco a cosa serve il Fondo, a tendere loro una mano”.
“La nostra vita ‘dopo’ non è facile – ha aggiunto Stefania Ciriello del ‘Comitato Amici del Sorriso di Filippo’ – avremmo voluto un sostegno diverso da parte dello Stato, ecco perché serve un fondo per le vittime delle grandi catastrofi, perché i nostri morti hanno diritto di essere protetti dai pericoli che noi purtroppo non siamo riusciti a prevedere”. “Io sono la sorella di Ilaria – ha ricordato Alessandra Rambaldi, vicepresidente della Ilaria Rambaldi Onlus – lei aveva 25 anni quando è morta nel sisma del 2009, e peraltro nel crollo della palazzina dove viveva ha perso la vita anche un neonato. Ebbene, il silenzio verso i familiari delle vittime è assordante ma anche vergognoso. Non si parla di soldi ma di sentire uno Stato vicino. Questo silenzio è inaccettabile, però sono contenta di essere qui, finalmente dopo 11 anni qualcuno ci sta ascoltando”.
Ha preso poi la parola l’avvocato Patrizia Micai, del ‘Comitato Emilia Vite Scosse’, che ha ricordato i 29 morti del terremoto in Emilia del 20 e 29 maggio 2012. “Abbiamo cercato con le nostre forze di rialzare subito la testa e questo è stato un grandissimo errore. La pacca sulla spalla del presidente che passava o del prefetto non bastava più, ce ne siamo accorti subito. Serve sostanza, si è parlato solo di risarcimento sulle cose, dimenticando i familiari delle vittime”.