Operazione della Forestale con perquisizioni in corso anche in alcuni allevamenti della Marsica, si sospetta la macellazione abusiva dei capi e la vendita al mercato nero.
Controlli a tappeto degli agenti del Corpo Forestale dell’Abruzzo con i colleghi di Perugia, in alcuni allevamenti della Marsica, oltre che di Lazio e Umbria. Gli agenti sospettano che gli allevatori dichiarassero il finto smarrimento dei capi per poi macellarli e venderli al mercato nero. E’ questa l’ipotesi di reato su cui la Forestale sta lavorando con una serie di perquisizioni dalle prime ore del mattino: sarebbero centinaia i capi macellati e poi venduti abusivamente fingendo di averli smarriti durante l’inverno. Dieci perquisizioni sono state effettuate nei comuni del Parco nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise e in alcune zone dell’Umbria, dagli uomini della Forestale del Coordinamento territoriale per l’ambiente e di sorveglianza del Parco oltre a quelli del Comando regionale. L’accusa è di diffusione di malattie, macellazione clandestina e adulterazione di sostanze alimentari. Il Corpo Forestale dello Stato aveva rilevato alcune anomalie sullo smarrimento di numerosi copi bovini nel periodo del pascolo in montagna. Ma il mercato della macellazione continuava però indisturbato e questo ha sollevato dubbi e incongruenze sulle quantità di carne commercializzata. Nella Marsica le perquisizioni sono otto, ma l’operazione è ancora in corso. L’inchiesta, coordinata dalla Procura di Avezzano, coinvolge dieci persone per la quale vengono ipotizzati i reati di macellazione clandestina, diffusione di malattie, adulterazione di sostanze alimentari, falso e occultamento di atti.