È stata finalmente aggiudicata la progettazione della biblioteca De Meis di Chieti: la nuova sede, resasi necessaria dopo il crollo parziale di quella vecchia (avvenuto nel 2005) sarà nell’ex ospedale militare, trasformato in Cittadella della Cultura.
La progettazione è stata aggiudicata alla Società Italiana Servizi, come mandataria capogruppo, e ad Ingenium società di ingegneria (mandante), Studio Montepara ingegneria civile (mandante) e Grifone Progetti (mandante), classificatasi prima nella graduatoria della gara europea relativa all’incarico di progettazione della nuova biblioteca A.C. De Meis, da realizzare all’interno dell’ex ospedale militare di Chieti, in quella che sarà la Cittadella della Cultura. La nuova biblioteca costerà 4 milioni di euro. La scelta è stata effettuata dall’apposita commissione di gara formata dagli ingegneri Paolo Intorbida, che la presiede, Guglielmo Palmieri e Franco Rauli.
Il Comitato cittadino per la salvaguardia e il rilancio di Chieti in una nota ha annunciato che ”chiederà la cortesia di un incontro con i responsabili della società vincitrice per sottoporre loro i desiderata e le aspettative di una intera collettività che, dopo essersi battuta perché ad anni e anni dal crollo della vecchia sede qualcosa finalmente si muovesse, ora auspica per la nuova De Meis, inserita nel cuore verde della città, una struttura al passo con le più innovative tendenze nel campo: una biblioteca che non sia solo luogo di consultazione, ma anche di aggregazione e di produzione di cultura”.
La vecchia sede della De Mais, ubicata in piazza dei Templi romani, diventò inagibile in seguito al crollo di un’ala dell’edificio, avvenuto nella notte fra il 2 e il 3 giugno del 2005.
La nascita della biblioteca e le fasi successive al crollo, oltre ad alcune curiosità meno note, sono riportate sulla pagina Facebook di Tonino Palombaro ‘Tonino racconta Chieti’. Di seguito alcuni stralci:
“Chieti per antonomasia, mi appare come un luogo dove si vuole per forza l’incontro tra ‘i sinonimi e i contrari’, la normalità che si oppone alla logica, la destra che vuole discutere della sinistra, sono davvero tanti i problemi che ha la città, oppure solo un grosso equivoco che nasce dalle normali contraddizioni di un popolo che è in contrasto da sempre con la sua identità. Queste mie iniziali considerazioni emergono da un commento trovato sulla rete, che riporto integralmente perché ci sta tutto:
A proposito di denominazioni e ridenominazioni ancora non riesco a capire come mai la biblioteca provinciale teatina sia dedicata a De Meis, un medico di Bucchianico, quando colui che ha aperto la prima biblioteca pubblica nell’antichità è stato proprio un teatino: Asinio Pollione…
…il discorso biblioteca presenta diversi passaggi, anche interessanti. Comincio dal 1739, quando arriva la donazione di un copioso fondo librario fatto alla città dal giureconsulto dottor Giacomo Antonio La Valletta. Subito, si sente la necessità di un luogo di lettura. Grazie alla disponibilità dell’Istituto dei Padri Scolopi delle Scuole Pie, nasce in città una pubblica biblioteca, nell’attuale Convitto del G. B. Vico. Passa quasi un secolo, siamo all’anno 1831 quando arriva una dichiarazione ufficiale del Real Collegio dei Tre Abruzzi, nasce in città la Biblioteca Provinciale, a disposizione del pubblico, che rimane sempre all’interno delle scuole Pie, sopra il refettorio viene realizzata una sala per la consultazione e la lettura. Dopo il 1860, quando l’Italia si unisce, poiché la biblioteca si era arricchita con nuove donazioni, fu trasferita nei locali della Deputazione Provinciale… Nel corso di un trentennio il materiale culturale cresceva sempre di più, sono oltre 10 mila i tesori della città, non solo libri, ma opuscoli, legati, atlanti anche i primi documenti stampati con la tecnologia dei caratteri mobili, a quei tempi, venivano chiamati con nomi strani, quattrocentine o incunabili, tutto viene di nuovo trasferito, questa volta al Palazzo di Giustizia in Piazza Grande. Il luogo di cultura cittadino vecchio ormai di due secoli, forse perché ancora mancante di una sede definitiva, non aveva ancora un nome, era chiamato biblioteca. Solo nel 1931, quando arriva il lascito della famiglia De Laurentiis e di Angelo Camillo De Meis, (medico, filosofo, politico e patriota), si è pensato di dare il nome di questo celebre personaggio, nativo di Bucchianico, che aveva studiato nel regio liceo di Chieti prima di portarsi a Napoli per la laurea. Per dovere di cronaca, riporto che era stato anche pensato di intitolarla a Gaio Asinio Pollione, fondatore a Roma della prima biblioteca pubblica. Passano pochi anni e nel 1935 il direttore della biblioteca Francesco Verlengia comincia le sue mosse per avere una vera struttura bibliotecaria, trova un giusto consenso e nel giro di pochi anni nasce il complesso oggi inagibile. La costruzione risale al tardo periodo fascista, sono diverse in città le costruzioni di quell’epoca, ma questo mi pare un po’ diverso, ha uno stile architettonico del novecento con uno strano accostamento delle grandezze, una prima sviluppata in altezza, che prevale su tutta la zona dei tempietti. La sua imponenza è anche meritata, perché al suo interno custodisce tutto il materiale storico non solo di Chieti, ma di tutta la regione, una documentazione del passato che deve essere mantenuta sempre in vita perché, mi ripeto, “il passato rimane sempre la mamma del futuro”.
L’altro pezzo invece si adagia e sviluppa sulla superficie circostante, si accosta ai resti di un vecchio acquedotto romano ancora visibile in alcune parti dall’esterno, è sempre collegata al torrione o grattacielo, che la sovrasta, ha un bell’ingresso tipo quello della pisceria, un’esedra all’inverso, dapprima un porticato, poi un’ampia reception e quindi gli uffici, la sala di lettura, la sala conferenze la gradinata, l’ascensore i servizi. Il progetto è dell’ing. Barra, molto noto in città per altre costruzioni. I lavori, iniziati nel 1938, furono lunghi e faticosi perché si edificava su resti romanici. Ultimata a fine guerra, nel ’46, fu inaugurata nel luglio 1947. Nel corso degli anni sono diversi gli interventi di trasformazione intervenuti per l’adeguamento alle nuove tecnologie: è un luogo molto frequentato dalla massa di studenti della locale università, quindi nasce l’esigenza di ampliare il complesso e arriva il progetto per una nuova torre che affiancherà la precedente.
La notte del 3 giugno 2005, però, crolla una parte del vecchio fabbricato, l’ala bassa, nella parte posteriore, proprio dove, prima della costruzione della nuova torre, si stava lavorando per il consolidamento dell’intera area. Una vera fortuna la mancanza di vittime al momento del crollo, solo perché l’incidente è accaduto di notte, però ingente il danno culturale subito, sono andati persi circa 50 mila volumi, rimasti sotto il peso delle macerie…
La nostra “biblioteca”, (riporto come trovato nella ricerca), aveva una dotazione di oltre 300.000 volumi e ancora; le pergamene (150), le scritture antiche (2.000), 129 cartelle di manoscritti abruzzesi, gli autografi (tra cui “Il Piacere” di D’Annunzio), gli incunaboli (42 opere in 38 volumi), le cinquecentine e seicentine (oltre 2.000), le settecentine, i fogli volanti a stampa, i periodici abruzzesi, la raccolta fonografica, l’archivio iconografico…”