Direttiva Bolkestein: c’è la proroga e i balneatori esultano

In Senato raggiunta l’intesa che consente la proroga di 15 anni dell’esclusione del comparto balneare dalla Direttiva Bolkestein. Attese ripercussioni anche in Abruzzo.

Per il ministro delle Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, Gian Marco Centinaio, e per altri che lo hanno preceduto – ma non per tutti – è una priorità. Va detto però che la battaglia anti Bolkestein è politicamente trasversale e ha trovato adepti tanto nel centrodestra quanto nel centrosinistra, con le dovute eccezioni. Per esempio quella dell’ex ministro Carlo Calenda, che aveva suscitato diverse polemiche annunciando l’intenzione di rendere trasparente ai consumatori, attraverso un registro, il costo della concessione demaniale pagata dal balneatore. Secondo Calenda non è tollerabile che uno stabilimento di lusso, magari a Capalbio, paghi per un anno la stessa cifra che un solo cliente sborsa per tre mesi di un ombrellone. Il movimento anti Bolkestein però è stato più forte, muovendosi compatto e a volte in maniera eclatante, contro la minaccia europea della Bolkestein. In Abruzzo i balneatori hanno promosso diverse manifestazioni pubbliche contro la direttiva, portando ombrelloni e sdraio nelle piazze e davanti ai palazzi romani.

Come detto, tra i contrari alla Direttiva Bolkestein c’è anche l’attuale ministro Centinaio che si è detto soddisfatto per l’intesa raggiunta in Senato, che consente per i prossimi 15 anni di prorogare l’esclusione della Direttiva Bolkestein al comparto balneare.

“Abbiamo raggiunto un primo obiettivo fondamentale – ha dichiarato il ministro – in quanto ci consentirà di lavorare ancora meglio per trovare una soluzione definitiva e permetterà ai balneari di programmare le loro attività e fare gli investimenti che meritano. La partita però non si chiude qui. Adesso il mio impegno è quello di proseguire il tavolo tecnico con le Associazioni di categoria per prevedere l’uscita totale dalla Bolkestein. È una questione di dignità e di difesa del nostro Paese. La Commissione europea dovrà necessariamente capire le nostre istanze. Oggi abbiamo dimostrato all’Italia che questo Governo dalle parole passa ai fatti. Domani lo dimostreremo all’Europa intera»”.

Una posizione del tutto distante da quella del suo predecessore, Carlo Calenda, il quale aveva dichiarato:

“Ci sono 25.000 concessioni che pagano complessivamente 104 milioni di euro. Facendo una semplice divisione, il risultato è meno di quanto paga un ambulante per un banchetto 5×3. Cosa c’è di equo in questo? Vogliamo che il consumatore che va a pagare magari 100 euro per l’ombrellone e gli altri servizi di uno stabilimento, sappia qual è il valore della concessione e la sua durata. Qualcuno mi deve spiegare cosa c’è di equo nel non mettere a gara e non permettere a un ragazzo di mettere su uno stabilimento”.

Secondo una stima di Legambiente l’Abruzzo possiede circa 60 km quasi ininterrotti di sabbia, un fronte del mare unico che d’estate fa registrare circa un milione di presenze, poco più della metà di quelle di tutta la regione. Sono 400 gli stabilimenti balneari, mentre le spiagge libere sono al 35% circa del territorio.

LE TAPPE DELLA BOLKESTEIN

La Direttiva Bolkestein, che prende il nome dall’allora commissario per la concorrenza e il mercato interno, Frits Bolkestein, è un atto approvato dalla Commissione Europea nel 2006 e recepito dal governo Berlusconi nel 2010.  L’obiettivo è favorire la libera circolazione dei servizi e l’abbattimento delle barriere tra i vari Paesi. La Bolkestein prevede, tra l’altro, che siano messe a bando molte concessioni pubbliche, come quelle demaniali che riguardano le spiagge e le imprese balneari.

Nel 2009 l’UE ha avviato una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia, chiedendo la messa a gara delle concessioni visto che la Direttiva Bolkestein del 2006 prevede la possibilità, anche per operatori di altri Paesi dell’Ue, di partecipare ai bandi pubblici per l’assegnazione. L’Italia, ignorando i moniti UE, ha disposto la proroga automatica delle concessioni fino al 31 dicembre 2020. Ma la Corte di Giustizia UE l’ha bocciata con una sentenza del luglio del 2016.

Nell’aprile 2017 la Corte Costituzionale ha bocciato la legge regionale abruzzese “No Bolkestein” con cui si tentava di impedire la totale liberalizzazione dell’affidamento delle concessioni demaniali.

Il servizio del Tg8

 

Marina Moretti: