Il giudice civile di Lanciano Massimo Canosa, riconoscendo la responsabilità professionale, ha condannato la Asl di Pescara al pagamento di oltre un milione di euro quale risarcimento per la morte di una donna frentana di 59 anni.
Il decesso per setticemia avvenne all’ospedale civile di Pescara il 26 gennaio 2013, la donna doveva sottoporsi ad un esame coronarografico programmato con accesso femorale alla gamba destra. Il giudice civile di Lanciano, riconoscendo la responsabilità professionale, ha condannato la Asl pescarese al pagamento complessivo di 1.015.740 euro a favore degli eredi della donna, marito e tre figli, patrocinate dagli avvocati Maria Ida Troilo e Daniela Frini. La Asl è stata anche condannata anche a 57 mila euro di spese legali e consulenze.
Sulla vicenda indagò la procura di Pescara, che poi archiviò il procedimento non rilevando responsabilità mediche. Il caso approdò in sede civile, dove sono stati nominati tre periti d’ufficio che però diedero risultati contrastanti. Alla fine venne ritenuta valida la relazione di un esperto dell’università La Sapienza di Roma, secondo cui il decesso per arresto cardiaco era dovuto per una disseminazione batterica multiorgano scatenata dalla coronografia e la non perfetta sterilità del catetere introdotto.
Per il giudice non ci furono profilassi antibiotica e altri controlli clinici e laboristici dopo l’esame cui seguì la batteremia. La donna era stata ricoverata il 24 gennaio e l’esame effettuato il 25. La sentenza è provvisoriamente esecutiva. Si attende l’eventuale ricorso in Appello della Asl.