Legge regionale delle case popolari, il presidente del Consiglio regionale, Lorenzo Sospiri, risponde all’Unione Inquilini e a Rifondazione.
“Le legittimità o meno di una legge della Regione Abruzzo non la decretano né l’Unione Inquilini né tantomeno il segretario del Partito della Rifondazione comunista, ma, eventualmente, la Corte Costituzionale che, infatti, ha sollevato rilievi solo su alcuni aspetti della legge sui criteri di assegnazione delle case popolari, non sull’intera norma. Attendiamo con serenità le osservazioni e decisioni della Corte, certi, comunque della bontà di una norma che poggia su un principio fondamentale: garantire una casa a chi versa in reale condizione di necessità e ne ha reale diritto, italiano o straniero che sia. Siamo pronti a riportare in aula la legge, che risponde unicamente al buon senso, per le eventuali modifiche, fermo restando che il suo impianto complessivo resta salvo”. Lo ha detto il Presidente del Consiglio regionale d’Abruzzo Lorenzo Sospiri replicando agli interventi dell’Unione Inquilini e del segretario di Prc Marco Fars.
“Nel documento normativo – ha ricordato il Presidente Sospiri – abbiamo inserito alcuni elementi cardine innovativi che evidentemente né l’Unione Inquilini, Associazione che teoricamente dovrebbe difendere chi ha legittimo diritto a un alloggio popolare, né tantomeno il segretario di Prc hanno compreso: la norma approvata dalla Regione Abruzzo parte da un assunto, ovvero tutti hanno diritto alla casa popolare, cittadini italiani e stranieri che, allo stesso modo però, dovranno dimostrare di non essere titolari di altri immobili, in Italia o all’estero, e tutti devono certificare il proprio reddito fiscale. Una previsione che non determina alcuna penalizzazione nei confronti dei cittadini stranieri regolari i quali, attraverso le proprie ambasciate e consolati, possono tranquillamente produrre i documenti necessari, esattamente come previsto per accedere al reddito di cittadinanza. In altre parole, abbiamo chiesto di applicare ai cittadini stranieri regolari presenti sul territorio le stesse, identiche regole imposte alle famiglie italiane, garantendo veramente parità di condizioni e di trattamento. Tanta uguaglianza però non piace evidentemente alla Rifondazione Comunista e al sindacato inquilini che ritengono discriminatorio chiedere ai cittadini stranieri di certificare la propria condizione di reddito e di patrimonio prima di assegnargli una casa popolare, requisito invece obbligatorio per gli italiani che devono certificare e dimostrare carte alla mano la propria condizione, il proprio reddito e il proprio patrimonio, per poi essere pure sottoposti ai controlli di rito. Per gli stranieri invece deve continuare a valere la parola, quindi nessun documento che attesti la condizione, ma bisogna fidarsi esclusivamente delle loro dichiarazioni e della loro autocertificazione di essere poveri e di non avere proprietà in patria. Poi l’assurdo: secondo l’Unione Inquilini è illegittimo escludere dalle assegnazioni chi ha riportato condanne penali per reati specifici e gravi e, allo stesso modo, le famiglie che hanno nel proprio nucleo un condannato, in altre parole il sindacato degli Inquilini si oppone al ripristino del principio di legalità nei quartieri popolari della città di Pescara così come della Regione Abruzzo. Ne prendiamo atto e soprattutto lo faremo sapere alle tante famiglie perbene alle quali vogliamo restituire la serenità di vivere nella propria casa. Ora, è di tutta evidenza la strumentalizzazione operata in tali interventi che sono contrari a ogni logica. La Regione resta in attesa delle determinazioni della Corte Costituzionale, le sentenze si rispettano, la legge, eventualmente, sarà modificata, salvando l’impianto complessivo della norma, il nostro intento non era lanciare una sfida, ma avevamo l’obiettivo di dare una risposta concreta a cittadini che vivono nell’indigenza, ma non riescono a salire in graduatoria per ottenere un alloggio popolare”.