La Corte d’Assise d’Appello dell’Aquila ha ridotto a 8 anni e 6 mesi di reclusione la condanna a Emanuele D’Onofrio, il 26enne di Chieti accusato di omicidio preterintenzionale per la morte di Simone Daita, 53 anni, anche lui di Chieti.
In primo grado D’Onofrio era stato condannato a 13 anni di reclusione dal Tribunale di Chieti, al termine di un processo conclusosi il 13 febbraio 2018. Una sentenza impugnata dal difensore, l’avvocato Roberto Di Loreto, che anche dinanzi ai giudici di secondo grado ha sostenuto la linea della legittima difesa da parte di D’Onofrio o quantomeno l’eccesso colposo. Il Pg e le parti civili, invece, hanno chiesto la conferma del verdetto di primo grado. I fatti che portarono alla morte di Daita risalgono alla sera del 28 febbraio 2015, davanti a un bar in piazza Vico, nel centro di Chieti: D’Onofrio avrebbe reagito a un pugno al mento sferratogli da Daita, colpendolo almeno un paio di volte con altrettanti pugni. L’uomo a causa delle lesioni subite entrò in uno stato di coma dal quale non si è ripreso più e dopo un anno morì in ospedale.