Sono al lavoro dove sono state condannate: quattro persone impegnate al tribunale di Pescara, nell’ambito di un progetto di recupero e reinserimento sociale.
Si tratta di tre uomini e una donna, impegnati in un lavoro di archiviazione in vari uffici delle cancellerie del tribunale pescarese. Le finalità del progetto sono state illustrate dal presidente del tribunale Angelo Bozza, il quale ha detto di avere creduto molto in questa iniziativa. Francesco Lo Piccolo, presidente di Voci di dentro, ha osservato “che il lavoro è fondamentale per il reinserimento e che in quasi 10 anni di attività abbiamo avuto diverse persone assunte da enti e aziende”.
“Da subito – ha detto Bozza – ho creduto nel progetto, ma è stato necessario attendere un anno e mezzo per l’autorizzazione, il reperimento dei fondi e l’avvio della fase esecutiva”.
Le quattro persone coinvolte nel progetto, tre uomini e una donna, presentano status di diverso tipo: messa alla prova, affidamento, semilibertà e detenzione domiciliare. L’associazione Voci di dentro, con il contributo del partner privato Sisofo, copre l’assicurazione, eroga piccoli rimborsi e garantisce la supervisione di tutor specializzati.
“Vengono selezionati i detenuti più meritevoli e che hanno compiuto un certo percorso – ha affermato il direttore della casa circondariale di Pescara, Franco Pettinelli -. Non investiamo su tutti, ma solo su persone che mettono in mostra il desiderio di riscatto”.
Luana Capretti, dell’Ufficio distrettuale dell’esecuzione penale esterna, ha aggiunto:
“Oltre ai detenuti, i quali risarciscono alla società il danno prodotto, sono coinvolte nel progetto anche persone che si trovano alla messa alla prova e che sono dunque obbligate a svolgere un servizio per un periodo determinato”.
Nuovi inserimenti arriveranno nelle prossime settimane, quando gli archivisti attuali avranno saldato il proprio conto con la giustizia. Questa la dichiarazione di Marco Spadini, semilibero, uno dei quattro coinvolti nel progetto:
“Non avevo mai fatto prima volontariato, mentre ora lo faccio in tribunale e anche con la chiesa evangelica. Mi piacerebbe continuare a farlo nel tempo libero, ma per vivere serve anche un lavoro che ci dia il modo di guadagnare qualcosa”.