Dopo gli ultimi episodi di bullismo nelle scuole italiane, parla Antonio Teti, esperto di cyber security dell’università d’Annunzio di Chieti: “Servono modifiche al sistema. Dal web alla violenza reale il passo è facile”.
Dallo schermo dei social network alla violenza verbale e fisica e viceversa, il passo è breve “e occorre porvi rimedio in maniera urgente ed efficace, altrimenti non potremo che assistere a un’ulteriore modificazione dei comportamenti dei giovani nel prossimo futuro, aspetto che influenzerà le loro stesse esistenze”. Lo afferma Antonio Teti, esperto in cyber security e cyber intelligence dell’università Gabriele d’Annunzio di Chieti, che sottolinea come gli ultimi fatti di Lucca, Velletri e Villa Santa Maria “sono emblematici se consideriamo che si tratta di studenti di scuole medie superiori che hanno deciso di alzare il tiro, passando dagli scherni e dagli insulti ai loro coetanei, all’aggressione verbale, se non addirittura fisica, agli insegnanti. A questo punto diventa impossibile, se non mostruoso, ipotizzare quale potrebbe il passo successivo”.
“La soluzione? E’ una sola e cioè la formazione sul corretto utilizzo degli strumenti digitali e dell’utilizzo delle applicazioni fruibili in rete”. Il web, i social network, le applicazioni di instant messaging, “rappresentano dei formidabili strumenti di comunicazione e formazione, ma solo se gestiti con attenzione”, continua l’esperto. E poi in particolare sul cyberbullismo: “È la piaga dei paesi digitalizzati che inizia sin dalle elementari e si sviluppa, in un crescendo inarrestabile, nelle medie e nelle superiori, senza distinzione di sesso. Secondo alcuni dati raccolti dalla polizia postale, in Italia solo nel 2017 le vittime di questo ancora poco conosciuto pericolo virtuale sono state 354 (solo i casi denunciati e riconducibili a reati come la minaccia, molestie, diffamazione, furto di identità, stalking, pedopornografia). Ma in base a uno studio dell’Università La Sapienza di Roma sette adolescenti su dieci, vittime di episodi di cyberbullismo, non chiedono aiuto”. Il tutto perché, conclude Teti, “sono eventi considerati normali in questa nuova forma di società che oscilla costantemente tra il reale e il virtuale “.