Il tribunale di Roma ha rinviato al 14 gennaio il pronunciamento della sentenza nell’ambito del processo che vede alla sbarra l’ex rettore dell’università dell’Aquila Ferdinando Di Orio, per concussione nei confronti del professore dello stesso Ateneo Sergio Tiberti.
Il verdetto era previsto al termine dell’udienza di oggi, ma il collegio presieduto da Zaira Secchi, con Lauri Fortuni e Claudia Lucilla Nicchi a latere evidentemente ha inteso fare altri approfondimenti prima di pronunciare la sentenza. Infatti, dopo pochi minuti di camera di consiglio hanno annunciato il rinvio. Nell’udienza del 12 novembre scorso il pubblico ministero Stefano Rocco Fava aveva chiesto sei anni di carcere, oltre alla confisca di alcuni alloggi di proprietà dell’ex senatore ad Avezzano (L’Aquila), avente pari valore rispetto alle somme ritenute dall’accusa illecitamente percepite, e considerato anche un minimo di rivalutazione. “Oltre 200 mila euro in 10 anni versati a titolo personale”, questa la quantificazione della concussione fatta da Tiberti nella sua denuncia del 13 settembre 2009, in cui spiega di aver detto basta nel 2006 alle dazioni che gli venivano richieste dall’ex rettore, sotto la minaccia di compromettere, in caso contrario, la carriera accademica e professionale del docente di Igiene dell’allora facoltà di Medicina, con il quale aveva avuto in passato buoni rapporti. L’epilogo del procedimento arriva dopo lunghe indagini, il trasferimento del processo dall’Aquila a Roma e dopo molte udienze nelle quali i testimoni hanno confermato la tesi accusatorie. Nell’udienza di oggi ci sono state le repliche dell’avvocato di parte civile, Giorgio Tamburrini, della difesa, affidata a un nome di prestigio, Guido Calvi, ex componente del Consiglio superiore della magistratura, e a Mauro Catenacci.