Raduno Alpini, in tremila dall’Abruzzo ad Asti. Come ogni anno, la seconda domenica di maggio, si ripete la tradizionale adunata nazionale degli alpini. Un appuntamento, organizzato dall’Associazione Nazionale Alpini per ricordare la prima adunata spontanea tenutasi sul Monte Ortigara nel vicentino.
Migliaia le penne nere che si sono ritrovate da venerdì ad asti per l’ 89^ Adunata Nazionale. Significativa la presenza degli alpini abruzzesi. Circa tremila alpini hanno sfilato per le vie del centro piemontese. Si ricorderà lo straordinario successo registrato nell’edizione dello scorso anno quando circa 300 mila persone parteciparono a L’Aquila all’88^ Adunata riaprendo il centro storico e riempiendo di vita e di calore le vie del cuore della città segnata ancora dalle cicatrici del terremoto del 2009. Queste le parole del Presidente A.N.A. Abruzzi, Giovanni Natale:
“Una grande partecipazione. Dall’Abruzzo siamo sicuramente più di tremila: una bella carovana”. Sui circa 11mila iscritti alla Sezione Abruzzi dell’Associazione Nazionale Alpini (A.N.A.), i tremila hanno raggiunto Asti con pullman, camper, autobus. La Regione Abruzzo, anche per un simbolico passaggio di consegne, è presente in Piemonte in veste ufficiale con il sottosegretario alla presidenza della Regione Abruzzo, con delega alla Protezione Civile, Mario Mazzocca, frequentatore delle adunate nazionali fin dal 1989 quando la scelta cadde su Pescara, invitato all’uopo dal presidente Sergio Chiamparino. “Un evento a me particolarmente caro – dichiara il sottosegretario – poiché denota ancora un’estrema capacità di unire i cuori, gli animi e le menti. In tali occasioni amo ricordare il lascito culturale di una figura storica come Cesare Battisti. Idealista, romantico, sempre coerente, abbracciò sin da giovane gli ideali patriottici che, affiancati e integrati al suo credo socialista, lo portarono a battersi in prima persona per l’autonomia del Trentino, per la difesa delle rivendicazioni operaie, per i diritti della minoranza italiana trentina e giuliana. Espressione di un amore sconfinato, oggi forse poco comprensibile, per la propria terra e la propria gente, di un senso del dovere estraneo all’odierno mondo edonista, una tensione ideale a quel necessario sacrificio per l’Italia. Un lascito che, più o meno consapevolmente, si ritrova in moltissimi alpini, quantomeno per l’aspetto più propriamente umano, ‘una grande famiglia armoniosa dove la persona prevale sul militare, forgiata in un comune amore: la montagna”.