Peggiorano le condizioni di salute di Sergio Marchionne, il manager abruzzese, nato a Chieti, lascia la FCA dopo 14 anni.
L’era Marchionne termina quindi con un anno di anticipo rispetto alle previsioni. Il manager italo-canadese, nato a Chieti nel 1952 è ricoverato, secondo le informazioni ufficiali, in una clinica svizzera per un intervento chirurgico e la sua degenza sembra protrarsi più delle previsioni. Dopo che in settimana “sono sopraggiunte ” complicazioni inattese durante la convalescenza post – operatoria, “si sono ulteriormente aggravate nelle ultime ore” le condizioni del manager, comunica “con profonda tristezza” una nota di Fca in cui si dice che “il dottor Marchionne non potrà riprendere la sua attività lavorativa”. Il Consiglio di Amministrazione di Fca ha espresso “innanzitutto la sua vicinanza a Sergio Marchionne e alla sua famiglia sottolineando lo straordinario contributo umano e professionale che ha dato alla società in questi anni”.
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Da orlo crac a boom, i numeri di Fca con Marchionne sono incredibili. Ha preso la Fiat sull’orlo del fallimento e l’ha risanata, trasformandola nella Fca “solida e con un futuro più che mai brillante e luminoso” che lo scorso primo giugno ha annunciato 45 miliardi di euro di investimenti entro il 2022. In 14 anni le società guidate dal manager di Chieti sono cresciute in modo esponenziale.
Il presidente John Elkann dice che “per tanti Sergio è stato un leader illuminato, un punto di riferimento ineguagliabile. Per me è stato una persona con cui confrontarsi e di cui fidarsi, un mentore e soprattutto un amico”. Ed esprime così il suo dispiacere: “Sono profondamente addolorato per le condizioni di Sergio. Si tratta di una situazione impensabile fino a poche ore fa, che lascia a tutti quanti un senso di ingiustizia. Il mio primo pensiero va a Sergio e alla sua famiglia”.
“Transizione dolorosa ma continuità” – “Le transizioni che abbiamo appena annunciato – continua Elkann -, anche se dal punto di vista personale non saranno prive di dolore, ci permettono di garantire alle nostre aziende la massima continuità possibile e di preservarne la cultura. Per me è stato un privilegio poter avere Sergio al mio fianco per tutti questi anni”.
Elkann ricorda soprattutto le qualità umane del grande manager e racconta:
“Quello che mi ha colpito di lui fin dall’inizio, quando ci incontrammo per parlare della possibilità che venisse a lavorare per il gruppo, più ancora delle sue capacità manageriali e di una intelligenza fuori dal comune, furono le sue qualità umane, la sua generosità e il suo modo di capire le persone. Negli ultimi 14 anni abbiamo vissuto insieme successi e difficoltà, crisi interne ed esterne, ma anche momenti unici e irripetibili, sia dal punto di vista personale che professionale”.
L’insegnamento – “Ci ha insegnato – dice ancora Elkann – che l’unica domanda che vale davvero la pena farsi, alla fine di ogni giornata, è se siamo stati in grado di cambiare qualcosa in meglio, se siamo stati capaci di fare una differenza. E Sergio ha sempre fatto la differenza, dovunque si sia trovato a lavorare e nella vita di così tante persone”.
E conclude: “Oggi quella differenza continua a farla la cultura che ha introdotto in tutte le aziende che ha gestito e ne è diventata parte integrante”.
Le origini abruzzesi di Sergio Marchionne
Il padre Concezio nacque a Cugnoli e fu un maresciallo dei Carabinieri mandato negli anni trenta in Istria, regione passata dall’Austria-Ungheria all’Italia dopo la Prima guerra mondiale. Concezio vi prestò servizio fino al termine della seconda guerra mondiale quando la regione passò alla Jugoslavia. Qui conobbe la futura moglie, Maria Zuccon, veneto-istriana. Negli anni della guerra la famiglia materna fu colpita da due tragici lutti, causati dal clima di scontro etnico tra italiani e slavi che da decenni aveva avvelenato quella regione di confine. A seguito di questi fatti e della seguente occupazione dell’intera regione da parte delle milizie iugoslave, i genitori di Sergio decisero di rifugiarsi presso i familiari di Concezio a Chieti, dove subito dopo si sposano e dove lui nascerà nel 1952. Quando Sergio aveva 14 anni, la sua famiglia si spostò ancora, emigrando in Ontario, Canada, dove si era già stabilita, esule dall’Istria, la zia materna Anna Zuccon. Marchionne è domiciliato in Svizzera.
Nel 2013 l’arrivo di Marchionne alla Sevel di Atessa, lo stabilimento della Val di Sangro che produce il Ducato, per i 30 anni di attività.
In un articolo che scrisse per il quotidiano Il Centro l’atto d’amore di Marchionne per gli abruzzesi: “Mi avete insegnato tenacia, senso del lavoro e l’orgoglio di fare le cose bene.”
E nel 2013, Sergio Marchionne, fu premiato al Consiglio Regionale riunito all’Aquila che, in seduta straordinaria, gli conferì il prestigioso premio Aprutium. In quell’occasione puntò sui valori trasmessi dalla sua regione di origine, parole già pronunciate in occasione del via libera ad i nuovi investimenti in Val di Sangro:
“Questa gente cade e si rialza da sola, – diceva il manager – non perde tempo a lamentarsi, ma fa, produce, ricostruisce. Non ho mai visto un abruzzese arrendersi o aspettare che arrivasse un salvatore a regalargli un domani migliore. Credo che questo sia l’atteggiamento di cui ha bisogno l’Italia di oggi“.
“A Marchionne il nostro grazie e in bocca al lupo per il futuro e, ovviamente, al primo posto per la sua salute”: così il coordinatore regionale della Uilm Abruzzo, Nicola Manzi, commenta con l’ANSA l’avvicendamento al vertice di Fca e parla di Sergio Marchionne, “l’uomo abruzzese che ha salvato il gruppo Fiat da un fallimento certo, rinunciando persino al marchio made in Italy, e ha creato le condizioni per tutelare i lavoratori degli stabilimenti italiani di Fca e Cnh con benefici anche per l’Abruzzo, in particolare la Sevel di Atessa e la Magneti Marelli di Sulmona che hanno avuto, grazie al suo intervento, nuove opportunità e nuova linfa per garantire un futuro occupazionale produttivo in modo positivo”.
“Qui vive la zia Maria, sorella del papà Concezio. La signora, oggi novantenne, è l’unica parente stretta del dottor Marchionne. In paese e a Chieti vivono anche alcuni cugini. La nostra comunità è scossa da quanto abbiamo saputo sulle sue condizioni e speriamo veramente che il dottor Marchionne possa riprendersi al più presto e venire qui, a Cugnoli, dove qualche anno fa è stato in incognito, proprio a trovare la zia”. Lo dice all’ANSA il sindaco di Cugnoli, in provincia di Pescara, di cui è originaria la famiglia del manager della Fca, Lanfranco Chiola. “Al nostro paese, che è stato inserito nel cratere del terremoto del 2009, ha fatto donare – racconta ancora Chiola – uno scuolabus e attraverso l’associazione ‘Lo Specchio dei Tempi’ si è adoperato per farci avere un prefabbricato per la scuola”.
Il servizio del Tg8
Guarda il servizio del Tg8 sulla visita di Marchionne alla Sevel di Atessa nel luglio 2013
Le dichiarazioni di Marchionne sull’Abruzzo a margine della consegna del premio Aprutium da parte del Consiglio Regionale nell’ottobre 2013. Guarda il servizio del Tg8
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Al di là di ogni dibattito divampato nello stivale durante l'era Marchionne, penso che il nostro territorio, ed in particolare Chieti e provincia debbano considerarsi orgogliosi di aver dato i natali ad uno degli uomini più influenti nel difficile mondo contemporaneo. L'Abruzzo e l'Italia intera, non esprimono ogni giorno personalità capaci di influire così enormemente nell'economia e nella società di tre continenti. Partendo di fatto, da una realtà aziendale in forte crisi ed allora ai margini, quale era il gruppo FIAT nei primi anni 2000, Sergio Marchionne è riuscito a centrare obiettivi incredibili. Mi dispiace che nelle cronache e nel dibattito nostrano non sempre sia stata colta pienamente l'enormità della sfida che Marchionne si era promesso:
portare l'Italia (e l'italianità) nel mondo;
introdurre la sfida che la natura del mondo globale (sempre più competitivo, cinico e spietato) impone a tutti, in un italietta ancora troppo provinciale. Il nostro sistema paese ed il sistema mass-mediatico sembrano oggi più impegnati ad ammirare il proprio ombellico, e sempre meno capace di leggere e affrontare con coraggio la globalizzazione. Come predisse Montanelli, che nel mondo futuro vedeva tanti italiani capaci, ma sempre meno Italia.. Il nostro è un paese che resterà considerato tra i grandi per la sua storia, ma sempre di più in qualità di spettatore. Spesso infatti risultiamo caotici, ed incomprensibili al nostro interno, ed in costante polemica gli osservatori o con gli interlocutori di spessore sul panorama internazionale, anche se italiani.