“La funzionalità mentale di Filippone sopraffatta e uccisa da una patologia psichiatrica che lo ha spinto a compiere la tragedia familiare”: così Massimo Di Giannantonio, lo psichiatra che domenica pomeriggio ha stabilito un contatto sul cavalcavia dell’A14, prima che il 49enne si gettasse nel vuoto.
Esistono le morti del corpo, quelle causate dall’annullamento delle funzioni degli organi vitali che spengono l’esistenza, ma esistono anche le morti della mente, patologie psichiatriche che annullano la funzionalità mentale di un individuo, conducendolo a una condizione di irreversibilità mentale rispetto alla possibilità di continuare a vivere.
Così è stato presumibilmente per Fausto Filippone, preda di una vulnerabilità psichiatrica, sfociata nella patologia che ha sopraffatto e ucciso la sua funzionalità mentale.
L’analisi è di Massimo Di Giannantonio, direttore del dipartimento di salute mentale della Asl di Chieti Lanciano Vasto e docente di psichiatria della facoltà di medicina dell’università degli studi Gabriele d’Annunzio di Chieti: c’era anche lui sul cavalcavia dell’A14 nel territorio di Francavilla al mare, a stabilire un contatto con Filippone, prima che la tragedia si concludesse con il salto nel vuoto del papà 49enne.
“Non è stato un approccio, ma solo una vicinanza fisica, perché con Filippone non è stato possibile costruire alcun tipo di rapporto e di scambio empatico condiviso”, ha dichiarato Di Giannantonio. “La psichiatria è un settore della medicina e così come in medicina ci sono malattie banali che guariscono facilmente con semplici medicine e malattie che invece sono complesse, allo stesso modo in psichiatria esistono vari tipi di patologie. Quella di Filippone è stata una patologia psichiatrica che ha sopraffatto e ucciso la sua funzionalità mentale”.