Pescara: malori a scuola, fuori il ciambellone della nonna, ma i batteri?

Malori a scuola a Pescara: le norme europee tutelano la sicurezza alimentare vietando la condivisione del ciambellone della nonna, eppure questo non basta a tenere i batteri lontani dalla mensa.

 

Che quella da Campylobacter sia una delle più diffuse intossicazioni alimentari a livello mondiale non basta a chiudere la vicenda con tanti saluti e una stretta di mano. Ai genitori dei bimbi di Pescara un po’ di amarezza bisogna concederla, soprattutto considerando le restrizioni adottate in materia di cibo a scuola, norme severissime che di fatto (anche se limitatamente al consumo collettivo) escludono dal cestino della merenda il ciambellone della nonna o un semplice panino, mentre consentono di portare in classe la merendina sigillata e farcita di conservanti e, a quanto pare, anche di incontrare in loco ospiti indesiderati come il Campylobacter. Sul motivo ispiratore della legge siamo tutti d’accordo: meglio evitare che qualcuno porti a scuola alimenti non sicuri e soprattutto li condivida con i compagni; tuttavia, confrontando il numero di casi di intossicazione provocati da, per esempio, una crostata fatta in casa, rispetto ai germi serviti dalle mense esterne, un po’ di rabbia sale. Ora bisogna vedere se, come e dove intenderanno incanalarla i genitori dei bimbi della scuola piano T di via Carlo Alberto Dalla Chiesa, e forse anche quelli di altre scuole e gli insegnanti. Fondamentali saranno i risultati delle ispezioni e delle analisi degli alimenti provenienti dai centri cottura che i Carabinieri del Nas e il personale del Sian (servizio igiene degli alimenti e della nutrizione) della Asl stanno conducendo in queste ore.

Delle 17 coprocolture effettuate fino a ieri dal laboratorio della Asl di Pescara sui campioni prelevati dai primi bimbi arrivati in ospedale, 13 hanno già dato esito positivo al batterio citato. Dati che la Asl considera “significativi”. Il batterio può essere trasmesso per via oro-fecale e/o orale: liquidi, alimenti e carne. Gli accertamenti sul cibo sequestrato nel centro di cottura che serve le mense scolastiche cittadine dovrebbe permettere di ricostruire la filiera alimentare e di appurare l’origine della contaminazione. Le indagini sono coordinate dal pm Anna Benigni.

Regolamento UE n. 852/2004 attinente all’igiene sui prodotti alimentari

Secondo questo regolamento è vietato portare alimenti casalinghi da consumare collettivamente a scuola, ma è evidente quanto sia difficile sorvegliare i bimbi per impedire che “stozzino” la merenda ad altri.

La ratio della legge va ricercata nella tutela della salute dei bambini. Fino a poco tempo fa, ma ancora oggi in qualche classe si chiude un occhio, era consentito portare a scuola, magari per festeggiare un compleanno, dolci e cibi preparati a casa. Negli ultimi anni però la normativa è cambiata per uniformarsi a quella europea. Dunque ora è vietato portare a scuola alimenti fatti in casa non confezionati se sonop destinati al consumo collettivo. La normativa non vieta ai bimbi di mangiare in classe la merenda casalinga, ma vieta di condividerla con i compagni. Un dolce fatto in casa, anche se realizzato attenendosi a tutte le norme igieniche e alimentari, è pur sempre cucinato in un ambiente domestico potenzialmente non immune da germi e batteri. Il bambino, in sostanza, può portare in classe la merenda della mamma, ma deve mangiarsela in beata solitudine…o al massimo in compagnia dei batteri che lo attendono a mensa.

Marina Moretti: