Chieti: morì dopo coma per lite, a giudizio un 24 enne teatino. Il Gip del Tribunale di Chieti, Luca De Ninis, ha rinviato a giudizio, Emanuele D’Onofrio, 24 anni, operaio teatino, per la morte di Simone Daita, 53 anni di Chieti.
Nei confronti di D’Onofrio, che è difeso dall’avvocato Roberto Di Loreto, l’accusa è omicidio preterintenzionale. Il processo si terrà davanti alla Corte d’Assise di Chieti il primo febbraio del 2017. Secondo l’accusa, formulata dal pm Giuseppe Falasca, reagendo ad un’aggressione di Daita, D’Onofrio eccedeva nella difesa perché, pur colpito con un pugno al mento, colpiva Daita con i pugni per due volte, o più volte, raggiungendolo ad entrambi gli zigomi, provocandogli altrettante fratture. Daita cadde rovinosamente riportando la frattura della squama occipitale destra e altre lesioni alla testa che hanno determinato lo stato di coma dal quale non si è mai ripreso. Il fatto risale alla sera del 28 febbraio del 2015 e avvenne in piazza Vico, nel centro di Chieti, all’esterno di una caffetteria. Daita dopo oltre un anno di coma è morto in ospedale il 15 marzo scorso, a causa, secondo l’accusa, delle complicazioni sopraggiunte. Nell’udienza si sono costituiti parte civile i genitori di Daita, assistiti dall’avvocato Mauro Faiulli, i quali chiedono ciascuno 400 mila euro sia come risarcimento per la morte del figlio sia per la sofferenza patita da quest’ultimo per il suo lungo stato comatoso. Le due sorelle e il fratello, assistiti dall’avvocato Enrico Raimondi, chiedono ciascuno danni non patrimoniali per 260 mila euro.