Terremoto: non si ferma lo sciame sismico a largo della costa abruzzese. Nuove scosse registrate in Adriatico centrale avvertite dalla popolazione.
Prosegue lo sciame sismico in Adriatico, a largo della costa abruzzese, che si è attivato questa mattina alle ore 04:21 e ha fatto registrare fino ad ora eventi sismici di una certa rilevanza e una ventina di scosse. Lo sciame ha avuto inizio con un terremoto di magnitudo 3.9 seguito un minuto dopo da una seconda scossa di M 4.0 alle ore 04:22. A seguire sono stati registrati altri eventi tra i quali quello del pomeriggio di oggi, alle 17:24, di magnitudo 4.3 a una profondità di 5 chilometri. L’area interessata dallo sciame è discretamente estesa a 90 chilometri da Pescara e sta interessando una lunghezza di circa 30 Km. Non si registrano danni a persone o cose, ma la frequenza delle scosse desta una certa preoccupazione tra la popolazione delle città e delle zone costiere, da Vasto fino a Pescara, che ha avvertito le scosse più forti. C’è chi si chiede se ci sia un nesso tra lo sciame sismico e la ricerca di idrocarburi in mare nella zona interessata dalla sequenza di scosse. In tempo reale la situazione su INGVterremoti.
“Lungo le coste adriatiche c’è una faglia, attiva (vedi foto a lato), e quindi sismogenetica, che delimita la microzolla adriatica – spiega il geologo Raffaele Magliulo – quest’ultima generata dalla ‘spinta’ della zolla africana verso la zolla euroasiatica. Se la direzione e la velocità dei movimenti delle placche litosferiche restano costanti, tra qualche decina di milioni di anni, la penisola italiana sarà unita a quella balcanica, causando la scomparsa del mare Adriatico. In genere, uno sciame sismico si esaurisce in pochi giorni o in poche settimane. Ma non si può azzardare nulla. La casistica è vasta e molto contraddittoria.” Quanto alla ricerca di idrocarburi nella zona il geologo prosegue: “E’ difficilissimo che gli air-gun (tecnica di ispezione dei fondali marini che utilizza aria compressa) possano innescare uno sciame sismico di questo livello. Per questa ragione, propenderei più verso l’ipotesi di una normale attività sismica dell’area.”
L’INGV fa sapere che “trattandosi di terremoti molto distanti dalla costa, la localizzazione e la profondità si calcolano con molta difficoltà con i dati della Rete Sismica Nazionale, essendo la prima stazione TREM distante circa 40-50 km dagli epicentri. La sismicità di queste ore si colloca all’interno della cosiddetta microplacca adriatica, un blocco relativamente stabile dal punto di vista geologico, se raffrontato con le aree adiacenti degli Appennini a ovest, le Alpi a nord e le Dinaridi a est. In queste aree si concentra la deformazione tettonica e i terremoti sono frequenti. La microplacca adriatica, tuttavia, ha al suo interno della zone di deformazione che possono generare terremoti, anche se meno frequenti e di magnitudo mediamente inferiore alle aree montuose circostanti.”
In aggiornamento
La mappa del risentimento sismico in scala MCS (Mercalli-Cancani-Sieberg) mostra la distribuzione degli effetti del terremoto sul territorio. Con la stella in colore viola viene indicato l’epicentro strumentale del terremoto, i cerchi colorati si riferiscono alle intensità associate ad ogni Comune. Nella didascalia in alto è indicato il numero dei questionari elaborati per ottenere la mappa stessa. (Foto tratte da INGVterremoti)