Pescara: “Il fiume è di nuovo insabbiato, i pescherecci più grandi non possono accostarsi ai moli”, la marineria è in agitazione e si dice pronta ad azioni eclatanti come l’occupazione del porto.
Un incontro informale, per fare il punto di una situazione che rischia di nuovo di esplodere: la marineria di Pescara chiede l’escavo immediato del porto canale. Il presidente dell’associazione armatori, Francesco Scordella, come qualche anno fa, ha di nuovo fatto il “bagno” nel fiume per dimostrare quanto bassi siano i fondali. Scordella riferisce che la marineria è in agitazione perché i pescherecci più grandi non possono nemmeno accostare e ormeggiare vicino alla banchina. Solo domenica la Processione di Sant’Andrea e già al rientro si sono avuti i primi problemi per i motopescherecci.
Mimmo Grosso, già presidente dell’associazione armatori, afferma che il fiume mai come ora è tornato a insabbiarsi a causa delle basse maree di questi ultimi giorni e riferisce come sia pericoloso accostare le barche di rientro in porto, poiché si debbono effettuare delle manovre che possono compromettere la stessa imbarcazione. Sotto le sabbie si nascondono, infatti, tronchi e detriti portati dalla corrente che possono compromettere i pescherecci e anche la sicurezza (guarda l’elica distrutta in gran parte, nella foto sotto di Mimmo Grosso).
La marineria di pescara da questo momento in poi “minaccia azioni eclatanti” e si rivolge alle autorità competenti con le quali avevano stretto un rapporto di collaborazione, Regione, Comune e Direzione Marittima. Bisogna accelerare il da farsi poiché si rischia di tornare a parlare di fondali bassi e pericolosi per la stessa incolumità dei marittimi, dicono a gran voce armatori e pescatori. Non escludono di bloccare il porto, chiedono che venga dragato il canale cosa che, però sanno essere già complicata per via delle sabbie che debbono essere esaminate per verificare se sono inquinate o meno. Inoltre, la marineria chiede l’apertura di 100 metri della diga, e non di 70 come da progetto, per garantire sicurezza in caso di manovre o incrocio di barche.
“Durante le manovre di ormeggio in banchina – dice Mimmo Grosso – dovendo forzare l’operazione le nostre eliche sono fortemente a rischio. Una riparazione dell’elica presso le officine competenti ed autorizzate ci costa di media dalle 5000 alle 10 mila euro a seconda dei casi . Nel caso qui dimostrato ci sono voluti 7 mila euro. Con tanto sacrificio cerchiamo di portare a casa un minimo di produttività e poi in un attimo verifichiamo tutto. Il fermo biologico anticipato al 28 luglio avrebbe sicuramente abbassato una percentuale di rischio danni alle imbarcazioni. Purtroppo così non è stato. Ora in questi periodi di magra, dove la pesca è scarsa oltre a guadagnare poco o nulla, siamo costretti ad andare in mare con un forte rischio di fare danni alle imbarcazioni e in più i lavoratori dipendenti potranno godere di una paga dignitosa solo alla fine di ottobre. Considerando che non ancora ci pagano il premio del fermo 2017 sia agli armatori e sia ai lavoratori dipendenti la situazione finanziaria famigliare dei pescatori non è delle più felici. Tre mesi senza portare un centesimo a casa è dura. Prossimi alla riapertura delle scuole e sappiamo benissimo quanto denaro occorre in famiglia”.
Il componente dell’Autorità portuale, Enzo Del Vecchio, parla di una situazione complicata alla quale si sta lavorando. In sostanza i soldi ci sono ma non si sa dove portare i fanghi, che non possono essere gettati in mare, poiché la vasca di colmata è piena e il Provveditorato deve farsi carico di svuotarla. Si sta pensando a una soluzione che conduca fuori Abruzzo, visto che Pescara rientra nell’Autorità di Ancona e del medio adriatico. Si rischia, dunque, di trovarsi di fronte a un cane che si morde la coda. Del Vecchio ribadisce che l’attenzione della Regione è massima e si cercherà di tamponare l’emergenza, nel periodo di fermo biologico che va, in Abruzzo, dall’11 agosto al 23 settembre. Anche sulla ipotesi chiesta dalla marineria, di portare a 100 i metri dell’apertura dopo il taglio della diga, Del Vecchio dice che ci si penserà e si valuterà la richiesta, una volta partiti i lavori per l’allungamento del molo nord.
Il servizio del Tg8