Teramo: “violentò” la figlia, al via il processo. Per anni avrebbe subito in silenzio le violenze del padre fino a quando, nel 2014, ha trovato il coraggio di telefonare al consultorio e raccontare il suo dramma alle assistenti sociali. La vicenda è finita ben presto sul tavolo del pm Irene Scordamaglia e, questa mattina, davanti ai giudici del Tribunale di Teramo si è aperto il processo.
A finire davanti ai giudici un uomo di 45 anni, residente nel teramano, che deve rispondere di violenza sessuale aggravata dalla minore età della vittima e dal grado di parentela. I fatti contestati risalgono ad un periodo che va dal 2007 al 2014. Secondo l’accusa l’uomo, che impediva alla figlia di coltivare amicizie e qualsiasi contatto con l’esterno, ad esclusione del lavoro in un bar, l’avrebbe costretta con continuità a compiere atti sessuali e a subire palpeggiamenti. Violenze che sarebbero state commesse dietro minacce di morte, per impedire che la ragazzina potesse raccontare quello che le stava accadendo. Un clima di paura ed abusi che la giovane è riuscita ad interrompere soltanto due anni fa, nel 2014 quando, esasperata non ce l’ha fatta più ed ha deciso di chiamare il consultorio parlando con le assistenti sociali. A quel punto è scattata la denuncia ai Carabinieri e l’avvio di un’attività di indagine che ha portato anche all’invio di una relazione al Tribunale dei minori con la richiesta dell’allontanamento della giovane dalla famiglia.