In un’intervista all’ANSA il sindaco di Penne, Mario Semproni, geriatra e medico del S.Massimo chiede alla Politica di fare un passo indietro. L’emergenza da Coronavirus dimostra che i tagli sono errori del passato.
“Sento dire che al S.Massimo si lavora perché Pescara è in affanno: beh è invece il caso di dire che è un concetto riduttivo. Accade invece che Penne stia dimostrando come tutta l’Area Vestina abbia bisogno di questo presidio ospedaliero, come dimostra la zona rossa istituita. Ora hanno riaperto la rianimazione: insomma, qui non è questione di destra o di sinistra”.
Mario Semproni, geriatra e medico del S.Massimo, è un sindaco che sta terminando la sua convalescenza “positivo dal 8 di marzo”, ci tiene a precisare, ma che non vuole affatto mollare la presa.
” Perché qui nella asl pescarese ci si è comportati diversamente che nelle altre province – spiega il sindaco di Penne – le privatizzazioni hanno avuto, ahimè, più terreno fertile qui che altrove, e non faccio polemica, ma solo segnalo delle scelte. La vicenda del coronavirus secondo me dimostra che la salute non è né di destra né di sinistra, la salute è un bene costituzionale, e che le forze politiche dovranno cambiare, se non lo hanno già fatto, il loro punto di vista sulla sanità e come gestirla. Certo, si può ancora depotenziare il S.Massimo, tutto può essere, ma il coronavirus dice altre cose sui nostri territori”. “Capisco come ci sia stato bisogno di un taglio complessivo di posti letti, ma non ho mai condiviso per esempio il concetto di Azienda sanitaria: l’azienda fa profitti, la Fiat è una azienda, noi avevamo le unità sanitarie – prosegue il dottor Semproni – io la sanità azienda non l’ho mai concepita, hanno chiuso reparti, anche laddove funzionavano, poi guarda questi ‘imprevisti’. Tutti i governi degli ultimi 20 anni hanno tagliato le rianimazioni, che sono i posti letto più costosi. Quando tagli posti letto chi colpisci soprattutto? Gli anziani, che sono i più fragili, se riduci ospedalizzazioni colpisci loro, oggi si vede chiaramente. Insomma, sottodimensionare l’ospedale di Penne non mi ha mai convinto, il concetto di area disagiata nemmeno: vuoi concentrare la neurochirugia? Fallo pure, ma poi sui territori devi essere efficiente, come si vede”.
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