Stalking, minacce e diffamazione aggravata: queste le accuse mosse nei confronti di un 50enne di Teramo, accusato di avere postato sul profilo Facebook delle frasi infamanti nei confronti della suocera, che a suo dire avrebbe coperto una presunta relazione dell’ex moglie.
L’uomo, con l’aggiunta di offese e commenti denigratori, avrebbe scritto che la suocera era al corrente della relazione della figlia e che l’avrebbe coperta per consentirle di andare in vacanza. L’uomo è accusato anche di stalking e minacce di morte, sempre nei confronti
della ex moglie. La prima udienza del procedimento a suo carico si è svolta ieri, a porte chiuse. Il giudice onorario Enrico Pompei ha
ascoltato le parti offese.
“La diffamazione ai tempi di Facebook – si legge sul quotidiano Il Centro – cambia nella forma ma non nella sostanza. Almeno quella del codice penale, come negli ultimi tempi ha più volte sancito la Cassazione. La tutela della reputazione in rete, infatti, è garantita da una serie di sentenze della Suprema Corte intervenute proprio a configurare giuridicamente la realtà del web. La Cassazione, con un recente pronunciamento, ha stabilito che ‘Il reato di diffamazione non richiede il dolo specifico, essendo sufficiente, ai fini della sussistenza dell’elemento soggettivo della fattispecie, la consapevolezza di pronunciare una frase lesiva dell’altrui reputazione e la volontà che la frase venga a conoscenza di più persone, anche soltanto due’. Secondo i giudici della quinta sezione ‘La diffusione di un messaggio diffamatorio attraverso l’uso della bacheca Facebook integra un’ipotesi di diffamazione aggravata poiché ha potenzialmente la capacità di raggiungere un numero indeterminato di persone’.”