Sono 14 le tartarughe morte ritrovate lungo il tratto di mare abruzzese negli ultimi giorni, ma preoccupa anche l’arrivo di specie ittiche “aliene” nel Mediterraneo, dunque in Adriatico, come il pesce palla, tossico se si mangia.
Negli ultimi giorni, secondo i dati del Centro studi cetacei onlus, sono state trovate 14 tartarughe morte in Abruzzo. Le carcasse sono spinte a riva soprattutto quando il mare è mosso. In tutti i casi sono gli esperti del Centro studi cetacei onlus e il personale della Capitaneria di Porto con la Asl a intervenire. La Caretta caretta è la tartaruga marina più comune del mar Mediterraneo. La specie è fortemente minacciata in tutto il bacino del Mediterraneo ed è ormai al limite dell’estinzione, spiegano gli esperti, nelle acque territoriali italiane. In caso di avvistamento di una tartaruga o di un cetaceo vivi o morti che siano o in difficoltà, si raccomanda di non toccarli, non ricondurli in mare, non fare confusione intorno a essi. Da chiamare subito il Centro studio cetacei, come quello di Pescara che ospita diversi esemplari, i quali, una volta curati, vengono reimmessi in mare. Tra le cause della morte delle tartarughe, le reti dove si ritrovano impigliate, l’inquinamento del mare, anche quello acustico, e le eliche delle imbarcazioni da diporto.
Inoltre, spiega Vincenzo Olivieri, veterinario e responsabile del Centro studi cetacei di Pescara, Luigi Cagnolaro, a causa dell’innalzamento della temperatura del mare, diverse specie “aliene” sono arrivate dai mari tropicali nel Mediterraneo e dunque in Adriatico, come il pesce palla, altamente tossico se si viene mangiato.
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