La pittrice Renata Rapposelli sarebbe stata uccisa dal figlio: a confessarlo al pm è stato Giuseppe Santoleri, che ha incolpato Simone Santoleri.
L’omicidio risale all’ottobre del 2017, quando l’artista 64enne, originaria di Giulianova, scomparve nel nulla, dopo essere giunta nella cittadina giuliese per incontrare il figlio quarantenne, Simone Santoleri. A distanza di circa sette mesi dagli arresti, nel corso di una lunga e sofferta deposizione spontanea dinanzi al pm di Teramo, Enrica Medori, Giuseppe Santoleri, ex marito della donna, detenuto nel carcere teramano per concorso in omicidio volontario, ha confessato che a compiere materialmente l’omicidio sarebbe stato proprio il figlio Simone, detenuto in un altro istituto penitenziario.
Il colpo di scena è avvenuto lunedì scorso quando per entrambi è stato fissato il processo al 16 gennaio del nuovo anno, dopo il giudizio immediato chiesto e ottenuto dal magistrato titolare dell’inchiesta. La conferma del confronto tra l’ex marito e la Procura arriva dall’avvocato di Giuseppe Santoleri, Alessandro Angelozzi.
Secondo il racconto dell’uomo, dopo essere arrivata da Ancona a Giulianova (Teramo), Renata Rapposelli avrebbe avuto un diverbio con il figlio per questioni economiche. Il giovane l’avrebbe dunque afferrata alle spalle per soffocarla. Padre e figlio avrebbero poi nascosto il corpo della pittrice dentro le buste della spazzatura, per poi caricarlo in macchina e trasportarlo in contrada Pianarucci, sulle rive del Chienti, (Macerata), dove era stato ritrovato un mese dopo in avanzato stato di decomposizione.