Il servizio mensa ancora non c’è, le polemiche invece sì: a Pescara il problema della refezione scolastica, dopo l’intossicazione che ha riguardato oltre un centinaio di bambini.
Il compito più difficile probabilmente ce l’ha chi deve sorvegliare i bambini al momento del pasto, evitando che “stozzino” al compagno o alla compagna ciò che estraggono dallo zainetto – scomparto rigorosamente separato da libri e quaderni. Ma non basta: tocca anche controllare che la seconda merenda (guai a chiamarlo pranzo, le normative in materia sono severissime) sia conforme a quanto stabilito dalla legge. Ma, oltre ai compiti che spettano al personale scolastico, ci sono anche le ambasce a carico dei genitori, che la legge sono stati costretti a studiarsela bene per poterla applicare nel panino dei propri figlioletti. Tutto è nato dal “caso mensa” di giugno, ossia dall’intossicazione di un centinaio di bimbi che, a Pescara, frequentano alcune scuole a tempo pieno. La vicenda ha portato ad alcuni ricoveri, alla sospensione del servizio mensa, alla ricusazione della ditta vincitrice dell’appalto e, ed è cosa recente, all’affidamento del servizio alla terza classificata (la seconda, la Camst, aveva rinunciato): la Serenissima Ristorazione. Nel mezzo resta però la necessità di sfamare i bambini nel lasso di tempo che intercorre tra l’inizio della scuola e l’avvio del nuovo servizio mensa, previsto per il 22 ottobre. La soluzione sta appunto nel portarsi il panino da casa, a patto che non contenga… tante di quelle cose da scoraggiare uno chef stellato, figuriamoci un povero genitore. Prosciutto sì, mozzarella no, insalata sì, carne no: le limitazioni sono così tante che si rischia di dare ai pargoletti pizzette e focacce tutti i santi giorni. Ecco perché alcuni genitori hanno deciso di ribellarsi e di chiedere una maggiore elasticità nelle severissime regole che sovraintendono il menu scolastico, in attesa del ripristino della refezione scolastica.
(Immagine di repertorio)
Il servizio del Tg8