Una mega-cava da 2,5 milioni di metri cubi, progettata a monte delle sorgenti del Pescara, sarà oggetto di discussione del comitato Via che si riunirà giovedì a L’Aquila. Il Forum H2O: “Dopo Bussi e Gran Sasso non si possono mettere a rischio le più grandi sorgenti del centro Italia”.
Sarà la mega-cava da 2,5 milioni di metri cubi, progettata poche centinaia di metri a monte delle sorgenti del Pescara, tra i punti all’ordine del giorno della riunione del comitato Via (valutazione d’impatto ambientale) che si terrà giovedì 18 ottobre 2018 a L’Aquila.
Il progetto prevede l’ampliamento di una cava autorizzata nel 2002 che ha già subito un primo allargamento nel 2014, proprio sopra la zona di ricarica della falda che alimenta le sorgenti del Pescara, la più grande riserva idrica del centro Italia, che è anche zona Sic, sito di interesse comunitario.
“Con la proposta di perimetrazione delle aree di salvaguardia per le acque potabili, su cui la Regione Abruzzo è inadempiente dal 2006, sappiamo che la cava ricade in piena zona di protezione, dove è importante evitare la localizzazione di centri di pericolo come, appunto, le cave”, dichiara con una nota il Forum H2O. “Riteniamo che, dopo i casi di Bussi e del Gran Sasso, sarebbe un errore imperdonabile mettere a rischio un patrimonio fondamentale non solo per l’Abruzzo, ben 7.000 litri/secondo, in un momento così drammatico per le conseguenze dei cambiamenti climatici sulla disponibilità idrica.
Le scarne relazioni integrative che Fassa ha depositato dopo il primo passaggio al comitato Via nel mese di giugno, in cui si prova a far ritenere accettabili i rischi dell’intervento, non fanno che aumentare i nostri dubbi, visto che in una relazione si sostiene che “I risultati delle simulazioni sono necessariamente di tipo predittivo generale non conoscendosi eventuali particolari condizioni localizzate di grande permeabilità del suolo non prevedibili a priori in fase di modellazione in assenza di puntuali sondaggi sul campo e relative dettagliate analisi geologiche”, e nell’altra che “considerando quanto già riportato nel precedente lavoro e ribadito dalla presente nota, si può ritenere che il rischio di inquinamento delle risorse idriche sotterranee dovuto ai lavori di ampliamento della cava di calcare della Ditta Fassa S.r.l. nell’area di Colle Pietrosa sia del tutto sostenibile in un’ottica di salvaguardia della risorsa idrica sotterranea che alimenta le più importanti venute idriche della zona.”
Cioè una parla di “rischio sostenibile” (!), quindi non nullo, l’altra ammette forti limiti nelle analisi geologiche! Questa è la tutela che vogliamo dare alle principali sorgenti dell’Appennino centrale?”, conclude la nota degli ambientalisti.