Il Forum H2O Abruzzo rende noto che il Comitato VIA ha espresso parere favorevole alla cava da 2,5 milioni di metri cubi a monte delle Sorgenti del Pescara, a Popoli.
Secondo il Forum si tratta dell’ennesimo attacco all’acqua, visto che la cava verrebbe realizzata nel territorio di Popoli, in piena zona di Protezione per la ricarica della falda.
“La Regione Abruzzo tra l’acqua potabile e una mega-cava sceglie la cava. Nonostante le gravissime e palesi incongruenze negli studi, la decisione si copre con una foglia di fico: fare il piano di emergenza e depositare ulteriori approfondimenti. Dopo Bussi e il Gran Sasso non si apprende dagli errori, alla faccia dei cambiamenti climatici e del rischio siccità. E’ un vero e proprio attacco all’acqua quello della Regione Abruzzo che in comitato VIA esprime parere favorevole alla mega-cava di Popoli da 2,5 milioni di metri cubi proposta dalla Fassa Bortolo, a poche centinaia di metri a monte delle più grandi Sorgenti del Centro Italia, quelle del Pescara, da cui emergono ogni secondo ben 7.000 litri di acqua purissima. È una Riserva naturale regionale e Sito di Interesse Comunitario. Studi di ricercatori e geologi del Governo degli Stati Uniti sui rischi delle cave per le acque in contesti carbonatici hanno sottolineato la strategicità di questa riserva idrica.
Si ammette che la cava è in piena zona di protezione per la ricarica delle falde idropotabili, dove la proposta di regolamentazione della stessa Regione prevede il divieto di autorizzazione di cave in connessione con la falda, ma si approva lo stesso rimandando ad ulteriori studi. Incredibilmente non si tiene conto che queste ricerche già esistono, fatte su sondaggi concreti, che confermano l’alta permeabilità dell’area. Ci si chiede, quindi, su quali documenti abbiano fondato la loro scelta. Inoltre, basta leggere le prescrizioni per capire la debolezza concettuale della decisione. Visto che ci possono essere sversamenti di idrocarburi, si richiede la pianificazione di emergenza, ammettendo così i rischi per il più grande patrimonio idrico del centro Italia, una vera e propria riserva strategica nell’epoca dei cambiamenti climatici. In una situazione in cui il 50% degli acquiferi della regione è già “perso” in quanto inquinato, questa regione è refrattaria a qualsiasi azione per la tutela vera dell’acqua e per l’applicazione dei principi di prevenzione e precauzione. Ovviamente continueremo a seguire l’iter del progetto ma è veramente sconsolante il quadro della situazione, mentre gli scienziati dell’ONU continuano a lanciare allarmi sugli effetti dei cambiamenti climatici anche sulla disponibilità idrica e la stessa Roma capitale lo scorso anno è andata in crisi di approvvigionamento di acqua potabile. Niente, neanche davanti a questi allarmi si reagisce come si dovrebbe e si preferisce puntare sulla “notoria” capacità del paese di gestire le emergenze”.