Coppia morta nel fiume, indagati il sindaco ed il direttore del Parco. L’incidente avvenne un anno fa sulla Majella. La Procura intanto chiude le indagini .
Chiuse dalla Procura di Pescara le indagini sulla morte di Silvia D’Ercole e Giuseppe Pirocchi, la coppia di Scerni annegata il primo maggio dello scorso anno nel fiume Orta, a Caramanico Terme. Due gli indagati: il sindaco del comune del Pescarese, Simone Angelucci, e il direttore del Parco nazionale della Majella, Oremo Di Nino. Il reato ipotizzato dal procuratore capo della Repubblica di Pescara, Massimiliano Serpi, e dal sostituto Valentina D’Agostino, è omicidio colposo. L’area in cui è avvenuto l’incidente è chiamata ‘Marmitte dei Giganti’ e fa parte del tratto delle Rapide di Santa Lucia. I due erano in gita con i due figli ed altri familiari. Si erano allontanati dal resto del gruppo e avevano percorso il camminamento roccioso ricoperto di melma. La donna, ad un certo punto, è scivolata nel fiume, così come il marito, che aveva tentato di salvarla. Entrambi erano stati inghiottiti dalle rapide, morendo in acqua. L’avvocato della famiglia aveva respinto fin dall’inizio l’ipotesi della tragica fatalità e aveva presentato una denuncia ipotizzando la responsabilità di chi avrebbe dovuto segnalare la pericolosità del luogo. A poco meno di un anno di distanza, la Procura ha chiuso le indagini, affidate ai Carabinieri Forestali di Pescara, agli ordini del tenente colonnello Annamaria Angelozzi. Secondo l’accusa, sindaco e direttore del Parco avrebbero “omesso di adottare le misure idonee a garantire la fruizione in condizione di sicurezza dei sentieri e della zona denominata Marmitte dei Giganti, note anche come Rapide di Santa Lucia, ubicati all’interno del Parco, secondo le indicazioni contenute nel Piano Fruizione del Parco Nazionale della Majella che prescriveva, tra le azioni da compiere a tutela della incolumità pubblica, la sistemazione dei tratti di sentieri segnalati nel Piano di Fruizione, lo svolgimento di manutenzione straordinaria generale per migliorare le condizioni funzionali e di sicurezza della rete, la progettazione di specifica segnaletica per l’intera rete del Parco, indicativa e illustrativa”. In particolare, i due avrebbero omesso di “operare un’analisi dei rischi per l’incolumità pubblica nella fruizione del luogo denominato Rapide di Santa Lucia” e di “evidenziare, a mezzo di apposita segnaletica, la pericolosità della zona”. Avrebbero anche omesso di “delimitare la zona che conduce dal sentiero denominato A2 alle Rapide Santa Lucia a mezzo di apposito sbarramenti o recinzioni, volti ad inibire l’accesso all’area immediatamente a ridosso delle rapide”.